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Bankitalia abbassa le stime sul Pil: -2% nel 2012. Fuori dalla recessione nel 2013

Il bollettino statistico rivede al ribasso le proiezioni di gennaio: "Pesa l'accentuata debolezza della domanda interna"
di Andrea Tempestini domenica 22 luglio 2012

2' di lettura

  Altre pessime notizie da Bankitalia: il Pil italiano (rivisto nuovamente al ribasso) si ridurrà nel 2012 del 2% e dello 0,2% nel 2013, ammesso e non concesso che lo spread tra i nostri titoli di Stato e i Bund tedeschi si manterrà intorno ai 450 punti. Queste le previsioni di Palazzo Koch, scritte nero su bianco nell'ultimo bollettino economico: secondo via Nazionale "la recessione terminerà all'inizio del 2013". La fase recessiva - "Nel complesso - scrive la banca centrale italiana -, la fase recessiva si estenderebbe alla seconda parte di quest’anno, ma a ritmi più contenuti rispetto ai primi due trimestri; avrebbe termine all’inizio del 2013. E ancora: "Nel corso del prossimo anno la dinamica del prodotto resterebbe appena positiva, per poi riprendere vigore successivamente". Palazzo Koch evidenzia che "nel corso del 2013, sulla base delle ipotesi formulate in questo quadro, la crescita congiunturale risulterebbe appena positiva; potrebbe avviarsi su basi più robuste l'anno successivo". Debole domanda interna - Come detto, il nuovo bollettino di via Nazionale rivede al ribasso le proiezioni sul Pil dello scorso gennaio. nell'anno in corso e nel 2013 "l’attività economica continuerebbe a essere caratterizzata da un’accentuata debolezza della domanda interna". Bankitalia spiega che invece "il principale contributo positivo alla dinamica del prodotto proverrebbe dalle esportazionie". Inoltre, stando al bollettino, "l’accumulazione di capitale risentirebbe delle condizioni di accesso al credito ancora tese e di quelle del mercato immobiliare". Infine una chiosa sui consumi delle famiglie, che "si contrarrebbero significativamente, risentendo degli effetti sul reddito disponibile delle misure di correzione dei conti pubblici adottate l’anno scorso e delle incerte prospettive dell’occupazione. Migliorerebbe il saldo corrente con l’estero che tenderebbe al pareggio".  

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