Fratelli d’Italia non molla sull’oro di Bankitalia: il centro studi del partito ha infatti redatto un dossier che torna a sollevare dubbi e richieste di chiarimento sulla proprietà delle riserve auree. Giorgia Meloni e i suoi non intendono mollare la presa in vista della prossima manovra.
Il testo riservato - che porta l’impronta politica e analitica dell’area di studio meloniana e di cui per primo ha dato conto Corriere.it - segnala esplicitamente la presenza, all’interno della compagine che detiene il capitale della banca, di "gruppi stranieri": una circostanza che, secondo quanto messo nero su bianco, complica la questione della titolarità delle riserve e rende urgente una norma che levi ogni ambiguità. Il papello descrive quindi chi sono i soggetti coinvolti, il loro status giuridico e il potenziale impatto politico-economico nel caso in cui attori privati, anche con partecipazioni estere, avanzassero pretese o rivendicazioni sulle scorte auree.
Nel documento il centro studi FdI rimarca con nettezza che la semplice formula retorica non basta: "Affermare che la proprietà delle riserve auree di Bankitalia è del popolo italiano non serve a nulla è FALSO". Con queste parole il gruppo di analisi respinge l’idea che una presa di posizione in via di principio sia sufficiente a risolvere una questione che, per FdI, ha profili giuridici e proprietari concreti da disciplinare.
La nota dettaglia la composizione del capitale sociale della Banca d’Italia e ricorda che si tratta di azionisti molto diversi tra loro: "Il capitale della Banca d’Italia, comprese quindi le riserve auree, è detenuto da banche, assicurazioni, fondazioni, enti ed istituti di previdenza, fondi pensione ecc. aventi sede legale in Italia. In molti casi si tratta di soggetti privati, alcuni dei quali controllati da gruppi stranieri". Il richiamo ai soggetti con controllo estero viene esposto nel dossier come elemento di rischio politico, perché introduce fattori esterni nella gestione di un bene strategico per la sovranità nazionale.
Queste, insomma, le ragioni su cui fonda la proposta. Secondo FdI serve una disposizione chiara e vincolante che definisca la titolarità delle riserve per evitare contenziosi o rivendicazioni da parte di privati. Il dossier sintetizza tale preoccupazione con queste parole: "L’Italia non può correre il rischio che soggetti privati rivendichino diritti sulle riserve auree degli italiani. Per questo c’è bisogno di una norma che faccia chiarezza sulla proprietà. Inoltre, sul sito della Banca d’Italia si afferma che l’oro è di 'proprietà dell’istituto'. Un motivo in più per esplicitare che le riserve auree sono di proprietà di tutti gli italiani", concludono dalle parti di FdI.