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Non è l'arena, Alessandro Sallusti e "l'anomalia Ciro Grillo": "Se al suo posto ci fosse stato il figlio di Berlusconi o della Meloni..."

lunedì 31 maggio 2021

2' di lettura

Sul caso di Ciro Grillo "c'è un'anomalia grande come una casa". Alessandro Sallusti, in collegamento con Massimo GIletti a Non è l'arena su La7 punta il dito sulle implicazioni politiche dell'inchiesta per stupro che vede accusati il figlio di Beppe Grillo e tre suoi amici a Tempio Pausania, in Sardegna.

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"Il dottore Palamara mi ha raccontato che quando ci sono di mezzo dei politici, le inchieste possono essere accelerate, ritardate, imboscate, depistate in base alla convenienza che il sistema ha rispetto a quel politico. In questa vicenda c'è di mezzo il capo del partito che all'epoca dei fatti era l'azionista di maggioranza di governo e che esprimeva il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede". 

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"Non credo sia stata una coincidenza - suggerisce il direttore di Libero - che finché il M5s era l'azionista di maggioranza e Bonafede ministro questa inchiesta sia rimasta nel cassetto della Procura sostanzialmente insabbiata. I verbali che oggi leggiamo sui giornali non sono di oggi, ma di anni fa. Io stesso - aggiunge Sallusti - ho mandato per due volte un mio bravissimo cronista, Luca Fazzo (del Giornale, ndr) alla Procura di Tempio Pausania e per due volte è tornato con le pive nel sacco dicendo da lì non esce nulla. Figuratevi se al posto del figlio di Beppe Grillo con Bonafede ministro ci fosse stato il figlio di Silvio Berlusconi o il figlio di Giorgia Meloni: dopo 2 minuti quei verbali sarebbero stati su tutti i giornali. Il sistema non è solo quello della giustizia, ma anche del giornalismo".

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Di fronte alle rimostranze di Luca Telese, Sallusti risponde con un esempio noto a tutti: "I verbali del caso Ruby uscivano in tempo reale. Finito l'interrogatorio un''ora dopo erano su tutti i giornali. I verbali del caso Grillo sono usciti dolo quando il Moivmento 5 Stelle non era più azionista di maggioranza del governo". 

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Il Ruberti gate? Scene imbarazzanti. Il video rubato in cui il capo di gabinetto del sindaco di Roma Albino Ruberti, dopo una cena, minaccia di morte un commensale che era con lui ha portato alle dimissioni dello stesso braccio operativo del sindaco Gualtieri e al ritiro della candidatura alle politiche di Francesco De Angelis, che era con lui quella sera. Se ci saranno inchieste stabiliranno le colpe, pare che ci sia di mezzo una storia di assicurazioni del Comune di Roma e scambio di favori. 

Questa, in ogni caso, è una bellissima cartolina del Pd romano. Nella Capitale si diceva: "Non solo Cesare deve essere immacolato, anche sua moglie". In questo caso la moglie è Ruberti e Cesare è il sindaco Gualtieri, che rischia di perdere credibilità. Due cose: non è che con le dimissioni di Ruberti può tornare tutto come prima, perché c'è un pentolone da scoperchiare. Seconda cosa: qui si prova la nobiltà della magistratura. Sarebbe bello che l'ex capo di gabinetto venisse trattato dai magistrati, e da certa stampa, così come vengono solitamente trattati i politici di centrodestra. Il video-commento del direttore di Libero Pietro Senaldi.