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Bruno Vespa, il presagio: "Ucraina? No, cosa c'è davvero in gioco". Nella testa di Vladimir Putin...

sabato 30 aprile 2022

2' di lettura

"Aiutateci perché i nostri uomini non si arrenderanno mai", è questo il disperato appello della moglie del comandante del reggimento Azov e di altre tre donne, compagne di vita, dei combattenti ucraini bloccati nell'acciaieria di Mariupol. Erano ospiti del salotto di Bruno Vespa che a loro ha dedicato il suo editoriale sul Giorno proponendo una riflessione su quello che realmente è la posta in gioco.

Perché, è vero che l'Ucraina non si arrenderà mai e che a Ramstein quaranta paesi hanno promesso di andare oltre l'aiuto - pure decisivo - per rendere Vladimir Putin inoffensivo, ma non è certo che tutti siano davvero pronti ad accettare senza riserve la strategia di Joe Biden. E questo è un problema. "Il regalo più grosso che l'Occidente possa fare a Putin è dividersi", scrive Vespa sottolineando che "in gioco c'è la democrazia e la libertà di un pezzo d'Europa ben più largo dell'Ucraina". 

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Come ha detto una delle donne dei combattenti di Azov a Porta a Porta non stiamo assistendo dagli spalti a un derby, dobbiamo essere uniti. Cosa che non avviene neanche in Italia. Fa notare Vespa che "noi siamo in una posizione curiosa". E spiega: "Dall'opposizione, una Giorgia Meloni iper atlantica ieri si è detta pronta ad essere la prima a indicare la rotta nell'attuale tempesta. Nella maggior parte, Matteo Salvini è roso dai dubbi sulle conseguenze dell'armi e il vice presidente del M5S Riccardo Ricciardi ha detto a Porta a porta che va bene inviare a carri armati a Kiev, a patto che facciano la guardia alle scuole...".

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Albino Ruberti, Senaldi: "Qui si prova la nobiltà dei magistrati"

Il Ruberti gate? Scene imbarazzanti. Il video rubato in cui il capo di gabinetto del sindaco di Roma Albino Ruberti, dopo una cena, minaccia di morte un commensale che era con lui ha portato alle dimissioni dello stesso braccio operativo del sindaco Gualtieri e al ritiro della candidatura alle politiche di Francesco De Angelis, che era con lui quella sera. Se ci saranno inchieste stabiliranno le colpe, pare che ci sia di mezzo una storia di assicurazioni del Comune di Roma e scambio di favori. 

Questa, in ogni caso, è una bellissima cartolina del Pd romano. Nella Capitale si diceva: "Non solo Cesare deve essere immacolato, anche sua moglie". In questo caso la moglie è Ruberti e Cesare è il sindaco Gualtieri, che rischia di perdere credibilità. Due cose: non è che con le dimissioni di Ruberti può tornare tutto come prima, perché c'è un pentolone da scoperchiare. Seconda cosa: qui si prova la nobiltà della magistratura. Sarebbe bello che l'ex capo di gabinetto venisse trattato dai magistrati, e da certa stampa, così come vengono solitamente trattati i politici di centrodestra. Il video-commento del direttore di Libero Pietro Senaldi.