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Chi siete? Da dove venite? Che portate? Un fiorino!

Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un fiorino! Un turista che decida di trascorrere un fine settimana a Firenze può ritrovarsi di continuo catapultato nel famoso sketch con Benigni e Troisi
di Giovanni Longoni lunedì 15 dicembre 2025

2' di lettura

 Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un fiorino! Un turista che decida di trascorrere un fine settimana a Firenze può ritrovarsi di continuo catapultato nel famoso sketch con Benigni e Troisi del film “Non ci resta che piangere”. Ogni tre passi c’è da sborsare qualcosa anche se credevi di aver saldato già tutto.
Prima scena: chiesa di Santa Maria Novella. L’ingresso è a pagamento e costa sette euro e cinquanta ma il visitatore pagante, una volta entrato nella maestosa basilica domenicana, scopre che la celebre Trinità di Masaccio è in restauro e per poterla ammirare da vicino salendo sui ponteggi utilizzati dai tecnici del ripristino c’è un sovraprezzo di un fiorino. Cioè, scusate, di un euro e cinquanta.
Seconda scena: museo di San Marco.

Anche questo è un convento domenicano e sede, con Palazzo Strozzi, della grande mostra sul Beato Angelico, artista eccezionale e anch’egli frate in bianco e nero.
Una sola esposizione ma con due sedi; avrà un biglietto unico, si può supporre? No, i ticket necessari sono due, uno atariffa intera, l’altro scontata (21 euro il biglietto aperto, 15 quello con orario preciso, 11 l’ingresso al solo complesso di San Marco - aumentato per l’occasione di un euro - e 8 il sovrapprezzo per chi ha già il biglietto per Palazzo Strozzi). Insomma, neppure qui basta pagare una volta per tutte: chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Un fiorino!


Che i biglietti della mostra siano due è peraltro chiarito quasi dappertutto: sul sito internet di Palazzo Strozzi, sui ticket stessi. Ma non è specificato per chi acquista un ingresso attraverso Facebook. Così capita che qualche sventurato si presenti all'ingresso dell’ex convento savonaroliano e scopra di dovere pagare ancora. Un fiorino! Deluso, si mette in fila ma subito il suo scoramento scompare (mal comune, mezzo gaudio) al vedere la fila accanto, quella di chi ha acquistato due biglietti. Anch’essi sono messi male, forse peggio: il serpentone di chi ha prenotato ma deve attendere per potere entrare si fa sempre più lungo specie la domenica mattina. E il nervosismo dei turisti supera i limiti di guardia: il tono di voce si alza. Solo la presenza della pattuglia di addette alla biglietteria - spiritose, cortesi, comprensive ma ferme nel mantenere l’ordine- evita la sollevazione popolare. Per passare il tempo, qualcuno comincia a interrogarsi su come fare sì che chi è entrato nel museo non ci resti per troppo tempo a scapito degli altri visitatori. Uno spiritoso propone biglietti che scoppino in mano a chi si attarda oltremisura. Una signora francese ride; due turisti nordici restano impassibili.
Non apprezzano l’allusione ai cercapersone di Hezbollah. Forse basterebbe pagare la gente perché esca più celermente: un fiorino! Oppure non ci resta che piangere.

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