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Smart work, il lavoro del futuro è part-time, senza orari fissi e lontano dall'ufficio

di Giulio Bucchi domenica 19 ottobre 2014

2' di lettura

Niente orari fissi né presenza fissa in ufficio, lavoro da casa e part-time: è la nuova tendenza che sta prendendo piede presso le imprese più "illuminate" per diminuire lo stress dei dipendenti e contemporaneamente aumentarne rendimento e produttività. La teoria del cosiddetto smart work, già applicata dall'esuberante Richard Branson, fondatore del colosso Virgin, e dalla Microsoft tedesca, ha una base scientifica. Chi lavora a casa rende di più - Il professore di economia dell'Università dell'Illinois Ravi S. Gajendran ha rilevato come nei tele-lavoratori prevalgano la sensazione di essere privilegiati (risultato: lavorano con più impegno, per gratitudine) e la paura dell'oblio, di essere dimenticati cioè dal capo. Di contro, proprio l'assenza di un capo talvolta troppo oppressivo migliorerebbe le performance dei dipendenti. Secondo l'istituto americano Pew Research, citato dal Sole 24 Ore, quella del lavoro da casa è una tendenza in crescita negli Usa (oggi sono 3,2 milioni i professionisti fuori ufficio, il 2,6% del totale) e nel 2025, quando la Rete viaggerà alla velocità oggi difficilmente immaginabile di 1.000 megabit al secondo (Mbps), di fatto la stragrande maggioranza della manodopera intellettuale potrà lavorare da casa e interagire con i superiori grazie a veri e propri avatar, seduti comodamente sul proprio divano. Un po' lo stesso scenario che attende gli studenti di mezzo mondo, che potranno studiare e partecipare alle lezioni a distanza grazie a Google glass e simili.  Da Branson a Microsoft: gli esempi "illuminati" - Come detto, però, il futuro in qualche azienda è già presente. Branson è stato uno dei primi a lanciare la campagna contro gli orari fissi, introducendo un criterio di produttività che ha entusiasmato la stampa internazionale e raccolto critiche in Italia, dove forse la cultura ultra-sindacalizzata non vede di buon occhio che un dipendente venga giudicato in base a quello che fa e non a quanto tempo resta sul posto di lavoro (provate a dare un'occhiata ai commenti dei lettori di Repubblica.it per farvene un'idea). Nell'azienda di Branson i dipendenti potranno scegliere quanti giorni lavorare, lasciando il resto dell'anno alle vacanze, tempo libero o attività parallele. "Decideranno quando hanno voglia di prendersi qualche ora, un giorno, una settimana o un mese di ferie - ha commentato l'imprenditore britannico -, con la sola consapevolezza che lo faranno quando la loro assenza non danneggerà né il lavoro, né loro carriera". Anche la filiale tedesca della Microsoft ha adottato una strategia simile per i suoi 2.700 dipendenti, abolendo l'obbligo di recarsi in ufficio dopo che già dal 1998 non vale più il canonico orario 9-17. Insomma, se un lavoratore è talmente bravo da centrare obiettivi e rispettare scadenze lavorando anche solo un giorno alla settimana, buon per lui. 

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