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Fiat, Marchionne avverte Grillo: "Se usciamo dall'euro stop agli investimenti in Italia"

L'ad del Lingotto: "Non li rinviamo, a meno di una rottura del Paese. Le elezioni? Gli italiani vogliono cambiamento, dobbiamo darglielo"
di Giulio Bucchi domenica 10 marzo 2013

2' di lettura

La Fiat non rimanderà gli investimenti programmati in Italia "a meno che non ci sarà una rottura del Paese". Dal Salone dell'auto di Ginevra l’ad del Lingotto Sergio Marchionne entra a gamba tesa su Beppe Grillo e il suo referendum anti-euro, pur senza nominarli mai. Se si dovesse decidere "l'uscita dall'euro", avverte il manager, la Fiat potrebbe far slittare gli investimenti. Ma questa, ha poi precisato, sarebbe "una cosa enorme". Comunque sia, ha fatto sapere Marchionne, per Fiat il 2013 sarà in linea con lo scorso anno: "Non c'è nessun cambiamento dei target. Per noi sarà più o meno come il 2012 - ha affermato - sempre al traino degli Stati Uniti". Quanto alla situazione politica in generale, per Marchionne gli italiani con il voto sono stati chiari: "Vogliono un cambiamento e bisogna darglielo", si deve "in qualche modo far ripartire la macchina". Nel Paese, ha sottolineato, "c'è un grandissimo disagio economico" dovuto anche alle politiche di austerità "e questo mi preoccupa molto perché mentre si parla di alleanze" tra partiti politici, "c'è una realtà che bisogna gestire e affrontare. La macchina deve in qualche maniera ripartire". E ha poi aggiunto: "L'incertezza politica sta creando incertezze nei mercati e questo non aiuta chi cerca di vendere auto". "Serve governabilità" - "La certezza della governabilità - ha aggiunto Marchionne - è essenziale. Ho poco da dire fino a quando non sapremo dove andremo a finire. Ora fare previsioni è molto, molto difficile". Nessun commento sul Movimento 5 Stelle, ma la richiesta che tutti si adoperino per ricostruire: "Non ho la minima intenzione di esprimere opinioni su Grillo - ha spiegato -. Quello che ho visto in Italia è la reazione comprensibile a una mancanza di direzione strategica del Paese. L'importante è che adesso che stiamo sfasciando tutto si ricostruisca qualcosa, perchè sfasciare è facile difficile è ricostruire". 

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