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Pensioni, quanti sono gli scrocconi che derubano l'Inps: come buttiamo dalla finestra 17,8 milioni di euro

di Gino Coala domenica 31 marzo 2019

3' di lettura

Non si tratta di un fenomeno residuale. Di un po' di quattrini donati per generosità a chi ne ha bisogno. Sfogliando il bilancio dell' Inps balza immediatamente agli occhi che il meccanismo dell' assistenza (senza contare, tra l' altro, tutte le forme di sostegno al reddito, i vari bonus e gli adeguamenti al minimo, che vengono classificati in maniera differente) non è una componente marginale, ma un vero e proprio pilastro del sistema previdenziale. Che succhia denaro come un' idrovora. Leggi anche: Pensioni, scatta il ricalcolo dell'Inps sugli assegni di aprile: chi incassa di meno Bastano pochi numeri per rendere l' idea. Le pensioni complessive in essere al 31 dicembre 2018, secondo i dati diffusi ieri dall' istituto, sono 17,8 milioni. Di queste, ben 4 milioni sono prestazioni di carattere interamente assistenziale, ovvero non coperte da contributi versati. Si tratta del 22,2% del totale. E la percentuale diventa ancora più alta se consideriamo pure le pensioni di invalidità di natura previdenziale, che vengono erogate anche dopo soli 3 anni di contribuzione. In pratica, un assegno su quattro erogato ogni mese dall' Inps non ha dietro alcun tipo di sostegno economico che non sia quello fornito dalla collettività. Un assegno su quattro che, tra l' altro, non viene neanche distribuito in maniera omogenea sul territorio. Se la maggior parte delle pensioni "regolari" finisce al Nord (56,2% del totale quelle di vecchiaia), quelle assistenziali sono appannaggio prevalentemente del Sud, con percentuali doppie rispetto al Settentrione e vicine al 50% del totale. Statisticamente, in Calabria, Campania, Sicilia e Puglia circa un residente su dieci ne incassa una. SEMPRE PEGGIO La situazione è destinata a peggiorare. Se nel 2003 i trattamenti assistenziali rappresentavano il 37% del totale delle pensioni liquidate nei 12 mesi, nel 2018 l' asticella si è spostata al 50%. In altre parole, tra assegni e pensioni sociali e prestazioni di invalidità la metà delle pratiche che l' istituto lavora ogni anno non ha nulla a che fare con il meccanismo che tutti immaginano quando si parla di pensioni. Verso del denaro durante la vita lavorativa e poi lo incasso a rate mensili quando divento troppo anziano per continuare a svolgere un mestiere. Soldi miei, che escono e rientrano. CHI PAGA Nel caso dell' assistenza, i quattrini escono solo. E non sono pochi. Su una spesa complessiva annua di 204 miliardi i trattamenti non coperti da contributi pesano per 21,3 miliardi. Somme che si accumulano e formano la voragine nel bilancio dell' Inps che, di tanto in tanto, deve essere ripianata dallo Stato o tamponata allungando all' infinito l' età pensionabile. A pagare, alla fine, sono i contribuenti. Non tutti, però. Già, perché anche li c' è qualcuno che lavora e versa. E altri che non hanno mai cacciato un euro di tasse. I dati usciti sempre ieri dal ministero dell' Economia ribadiscono che su 60 milioni di italiani solo poco più di 40 presentano la dichiarazione. E di questi, altri 12 milioni pagano zero di imposte. Il risultato è che il sistema della fiscalità generale è finanziato da meno della metà dei cittadini. E non è tutto, perché il 50% dei contribuenti tra i 15mila e i 50mila euro di reddito versa il 57% dell' Irpef totale. E un altro 40% è invece a carico di quei pochi italiani (il 5,3% dei contribuenti) che guadagnano sopra i 50mila euro l' anno. Lo scenario complessivo è quello di un esercito di mantenuti (tra cui ci sono, ovviamente, pure gli evasori) che vive a spese di una piccola fascia di cittadini. La fascia che, come è noto, viene regolarmente presa di mira quando si tratta di recuperare risorse per far quadrare i conti pubblici, si tratti di aumenti di tasse o di tagli alle pensioni. di Sandro Iacometti

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