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Reddito minimo: cos'è e quanto costa allo Stato

di Ignazio Stagno domenica 10 agosto 2014

2' di lettura

Il governo ci sta pensando, anzi il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti l'ha pure annunciato: "Reddito minimo entro il 2015". Ma cos'è questo nuovo sussidio che il governo (magari per fini elettorali) vorrebbe introdurre? C'è chi lo chiama reddito di cittadinanza ma le definizioni più giuste, in realtà, sono altre: reddito minimo garantito oppure reddito di base incondizionato. È un sussidio universale contro la povertà che è entrato di prepotenza nel dibattito politico italiano, visto che è uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.  L'Italia, assieme alla Grecia e all'Ungheria, è l'unico paese in Europa in cui non esiste un reddito minimo garantito, cioè un sostegno pubblico, erogato a tempo indeterminato o per almeno 2 o 3 anni, a tutti i cittadini che si trovano attorno alla soglia di povertà. Si tratta di un assegno di qualche centinaia di euro al mese (me c'è chi vorrebbe arrivare a 1.000 euro) che lo stato dovrebbe dare ai senza-lavoro o ai più bisognosi, per evitare che affrontino una vita di stenti.  I costi - Ma quanto costa alle casse dello Stato garantire il reddito minimo? La prima risposta dipende dall'importo del sussidio, dai potenziali beneficiari e da come viene erogato. Secondo le stime degli economisti la spesa potrebbe essere nell'ordine di 8-10 miliardi all'anno, se venisse erogato un sussidio di 500 euro al mese in maniera selettiva, cioè con delle regole tali da non scoraggiare la ricerca di un lavoro da parte del beneficiario e in grado di premiare chi ha davvero maggiore bisogno di assistenza (famiglie con figli, disabili o anziani senza pensione). C'è chi chiede invece un sussidio tra i 600 e gli 800 euro (sarebbe questa la proposta grillina). In questo caso il costo per le finanze pubbliche, per questa forma di assistenza, sarebbe di circa 21 miliardi di euro, che potrebbero essere in gran parte recuperati eliminando tutti i sostegni alla disoccupazione (cassa integrazione, mobilità, indennità ordinarie ai senza lavoro), per le quali lo stato spende ogni anno 15,5 miliardi di euro.

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