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Metà liquidazione in busta paga: l'idea del governo

di Andrea Tempestini sabato 27 settembre 2014

2' di lettura

Possibile rivoluzione in busta paga, che potrebbe accogliere il 50% del Tfr, mentre l'altra metà dell'accantonamento finirebbe alle imprese. Per un anno almeno, possibilmente anche per tue o tre, cominciando dai dipendenti del settore privato. Il piano del governo viene anticipato da Il Sole 24 Ore: una mossa per provare a rilanciare i consumi e sostenere l'attività produttiva dopo il flop degli 80 euro e del taglio Irap. Il premier, insomma, ci vuole riprovare, tentando di aumentare il salario dei lavoratori dipendenti grazie al sostanziale anticipo della liquidazione. Metà tfr in busta paga: cosa ne pensi? Vota il sondaggio di Liberoquotidiano.it Decide il dipendente - Secondo quanto anticipato dal quotidiano economico, parte della quota del Tfr "maturando" e accantonata ogni mese dal lavoratore potrebbe essere smistata in busta paga, magari con un'unica soluzione annuale. Il Tfr, dunque, non arriverebbe più al termine dell'esperienza lavorativa. La scelta, comunque, spetterebbe al dipendente. Il governo punterebbe a varare il provvedimento il prossimo 10 ottobre (come detto, è prevista la possibilità per le imprese di mantenere una fetta pari al 50% delle liquidazioni). Compensazioni aziendali - Resta però il nodo delle compensazioni aziendali, ancora da risolvere. Tra le opzioni quella di mantenere il meccanismo fiscale agevolato oggi previsto per il trasferimento del Tfr ai fondi pensione. Per evitare problemi di liquidità, inoltre, verrebbe esclusa la possibilità di prevedere un accesso al credito agevolato per il flusso di Tfr da trasferire in busta paga o, alternativamente, un dispositivo creato ad hoc con il coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti. Potere d'acquisto e Iva - Altro tema delicato, e da risolvere, è la copertura dell'intero intervento, in particolare per quel che concerne l'accelerazione dell'esborso di cassa al quale dovrebbe far fronte lo Stato, con un'ovvia ricaduta sull'indebitamento. Da affrontare, inoltre, la probabile esclusione degli statali dal provvedimento, almeno in prima battuta, nonché il prelievo fiscale sulle quote di Tfr erogate con lo stipendio con quella che si configurerebbe come una sorta di "nuova quattordicesima". L'obiettivo, come detto, è far aumentare consumi e potere d'acquisto delle famiglie. Lo Stato recupererebbe parte dell'esborso con le ipotetiche maggiori spese e la conseguente crescita dell'incasso Iva. I precedenti tentativi - In verità, l'idea di trasferire parte del Tfr in busta paga, non è nuova. Anche su questo punto Matteo Renzi mostra di non disdegnare affatto le politiche proposte in passato dai governi Berlusconi. Seppur in forme diverse, il medesimo principio fu proposto da Giulio Tremonti. Nel 2011, invece, fu il turno della Lega Nord, mentre nel marzo dello scorso anno la proposta fu avanzata dal sindacalista Fiom Maurizio Landini proprio a Renzi. Anche Corrado Passera, nel programma della sua Italia Unica, ha inserito il trasferimento del Tfr maturato direttamente in bsuta paga.

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