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Sciopero, Maurizio Lupi revoca la precettazione dopo la rabbia di Susanna Camusso

di Lucia Esposito domenica 14 dicembre 2014

2' di lettura

Dopo la bufera, la "pax": il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha revocato l'ordinanza di precettazione emanata nei confronti dei dipendenti delle ferrovie nell'ambito dello sciopero generale di domani proclamato da Cgil e Uil. Dietro alla decisione, la rimodulazione dello stop da 8 a 7 ore. Il ministro ha spiegato: "Di fronte alla segnalazione dell'autorità garante degli scioperi ho voluto difendere il diritto alla mobilità dei cittadini". E ancora: "Ho ritenuto di dover dialogare con i sindacati coinvolti per contemperare entrambi i diritti". La soluzione, per Lupoi, è stata raggiunta quando "i sindacati hanno ridotto il tempo sia dello sciopero di domani - che finisce alle 16 invece che alle 17 con un grande vantaggio per i pendolari - sia di quello di sabato e domenica che salva la fascia serale di sabato iniziando alle 24 invece che alle 21". I sindacati - La precettazione dei ferrovieri, che era stata decisa ieri dal ministro delle dei Trasporti Maurizio Lupi, nel corso della giornata aveva fatto scattare Susanna Camusso, che la aveva definita "un atto gravissimo" di cui non c’è "memoria per uno sciopero generale confederale". Così il segretario generale della Cgil, intervenendo al Forum di Repubblica Tv. Una decisione che, aveva riferito Camusso, "abbiamo appreso dai telegiornali. Si tratta di atti unilaterali che alzano i toni" e, ha evidenziato, "denuncia la volontà di intervenire a gamba tesa". E ancora: "Non abbiamo ancora visto il testo dell’ordinanza e non siamo neanche in grado di valutarne la portata, salvo la gravità politica della scelta, che apre un contenzioso sul rispetto delle norme", ha proseguito Camusso. La reazione - "È un atto davvero grave - aveva incalzato il numero uno della Cgil - quello di domani è uno sciopero generale e non si era mai verificato prima. La nostra risposta è in atto, ci sono forme di protesta. Siamo sempre attenti a salvaguardare i lavoratori e, di fronte al mantenimento della precettazione, la rispetteremo, ma ne denunciamo la gravità. Stiamo valutando, non è una cosa che finisce qui". 

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