(Adnkronos) - Va da se' che una certificazione d'origine "senza se e senza ma", potrebbe e dovrebbe, davvero, fare la differenza, consentendo da un lato certezze assolute per gli acquirenti e dall'altro anche una remunerazione piu' consona per i produttori. E dopo vino ed olio, vere e proprie punte di diamante della produzione nazionale e soprattutto toscana - stanno andando sempre piu' forte sui mercati esteri, contribuendo cosi', con il food nazionale, a bilanciare le perdite di altri settori produttivi della bilancia commerciale italiana - Tca si propone di ampliare la sua attivita' alla certificazione dei prodotti tipici regionali di maggior rilevanza. Un passo decisivo per mettere al riparo questo immenso e prezioso patrimonio della Toscana dalla concorrenza spuria, sia interna che internazionale, e per valorizzarne ulteriormente l'immagine, perche' la certificazione rappresenta una sorta di assicurazione sulla qualita', la provenienza, il processo produttivo, la rispondenza, il rispetto dei disciplinari ove ci si riferisca a realta' "a denominazione". Chi non passa i severi test di Tca, che dalla vigna nel caso del vino arriva alla cantina e spesso anche piu' oltre, viene "bocciato", mentre la produzione dell'annata viene congelata senza possibilita' d'appello. Solo cosi' e' possibile bloccare speculazioni sulla pelle dei consumatori e dei produttori onesti. Anche per questo la certificazione e' un'attivita' che non si puo' improvvisare e richiede al contrario un'alta specializzazione e una presenza costante sul territorio. Proprio quello che Tca, che "parla" toscano e puo' vantare un forte radicamento in regione, e' in grado di assicurare. (segue)