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Uscita dall'euro, anche la Merkel ha un piano B. E Monti che fa?

di Giulio Bucchi sabato 25 agosto 2012

2' di lettura

  di Antonio Spampinato «Grexit», ovvero, la Grecia esce dall’euro. Uno scenario nefasto ma tutt’altro che impossibile. L’Europa ha rotto il tabù già da qualche mese, aprendo alla possibilità del ritorno alla dracma, una volta visto che le sue banche, dopo aver drasticamente svalutato i titoli ellenici in portafoglio, sono sopravvissute all’impatto. Una prima prova generale andata bene, non vuole però dire che le conseguenze sarebbero automaticamente sotto controllo. L’ultimo euroburocrate ad aver cantato il De profundisad Atene è stato il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. L’uscita della Grecia dalla moneta unica, ha detto, è «tecnicamente» possibile, nel caso in cui «la Grecia violasse tutte le regole e non rispettasse nessun accordo», ma i rischi politici sono «imprevedibili». Anche quelli economici, ovviamente.  I costi per l’Europa - A fine maggio la Federazione internazionale delle banche (Iif) aveva stimato in oltre 1.000 miliardi i costi che l’intero sistema europeo potrebbe dover pagare nel caso di un “licenziamento” di Atene dal club dell’euro. Una stima per ampio difetto, hanno commentato molti osservatori. A questi andrebbero aggiunte le perdite che le economie mondiali subirebbero da un’Europa in ginocchio, a partire da quella statunitense. Tutti sperano in una soluzione a lieto fine, falchi tedeschi e speculatori a parte. Non farsi spiazzare dagli eventi è però essenziale per riuscire a sopravvivere al day after. I governi della zona euro «sarebbero stupidi» se non pensassero ad un piano d’emergenza nel caso in cui le iniziative per risolvere la crisi dovessero fallire, tanto per citare il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. Lo ha detto una settimana fa, commentando le indiscrezioni su un piano già pronto della Finlandia in caso l’euro affondasse. Ma Schaeuble parlava di Berlino. Lo ha smascherato ieri il «Financial Times Deutschland». Per il quotidiano finanziario la Germania ha istituito una task force guidata proprio dal ministro delle Finanze. Persino la Cina ha pronto un piano d’emergenza. Leggi l'articolo integrale di Antonio Spampinato su Libero in edicola oggi, sabato 25 agosto    

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