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Metano, così la Germania ha fregato l'Ucraina

di Michele Zaccardi sabato 7 maggio 2022

2' di lettura

Se c'è un Paese che si sta dimostrando il ventre molle d'Europa nel sanzionare la Russia di Vladimir Putin, quello è la Germania. Gli interessi dei due Paesi, del resto, sono da sempre convergenti. Nel corso degli anni Berlino ha perseguito un obiettivo ben: diventare l'hub europeo del gas. E se non fosse stato per la guerra in Ucraina ci sarebbe riuscita. I dati sono cristallini: insieme all'import di gas, cresciuto da 72 a 136 miliardi di metri cubi tra il 2000 e il 2020, è aumentato anche l'export, nello stesso periodo da 5 a 55,6 miliardi di metri cubi. Numeri che rendono la Germania il settimo esportatore mondiale di metano, nonostante la produzione interna sia scarsa (4,6 mld nel 2021). Per avere un'idea dei benefici che sono derivati ​​alle imprese è sufficiente guardare come crescere è il loro giro d'affari. I ricavi di Gascade gestore di una buona parte della rete tedesca - che dal 2006 a 2011 hanno oscillato sui 340 milioni di euro - nel 2019 sono arrivati ​​a 872,7 milioni. Ancora meglio ha fatto Gazprom Germania: il fatturato è aumentato da 5,56 miliardi di euro nel 2008 a 21,4 mld nel 2019. Insomma, le scelte dei governi tedeschi hanno contribuito a ingrassare i conti delle imprese.

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