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Supermercato, cosa accadrà ai prezzi: l'incubo sta per arrivare

di Attilio Barbieri domenica 11 settembre 2022

3' di lettura

Sull'andamento dei prezzi hanno sbagliato perfino le banche centrali. Fino alla fine dello scorso anno, quando l'inflazione era già al 4% gli istituti di emissione, compresa la Banca centrale europea, spargevano ottimismo, dicendosi convinti che il carovita sarebbe rientrato nel 2022. Così non è stato. Anzi, c'è la prospettiva che entro la fine dell'anno l'inflazione sia a due cifre. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha ammesso con onestà l'errore. Ma se hanno le idee confuse perfino i banchieri centrali i consumatori non ci stanno capendo più nulla. E non sono pochi quelli che si attendono che a breve i prezzi calino. La cartina di tornasole è rappresentata dalla corsa ai pellet, i cilindretti di legna tritata finemente e pressata che si utilizzano nelle stufe (e nelle caldaie) dedicate per scaldarsi. A marzo costavano ancora 5 euro al sacco da 15 chilogrammi. In piena estate quando le stufe erano spente - il prezzo era già schizzato a 10 euro al sacco. E ora va verso i 15 euro. Eppure, di fronte a rincari di questa portata in molti aspettano. «Tornerò a comprarli quando il prezzo sarà di 5 euro al sacco», mi ha confidato un amico sindacalista. Nei punti vendita si sentono le cose più assurde: «Ci vogliono far morire di freddo», ho sentito dire alla cassiera di un supermercato che vende i pellet, «quando il governo si deciderà a tirar fuori le scorte che ha imboscato i prezzi torneranno quelli di prima».
 

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BOLLETTE TRIPLICATE Complottismi a parte, sui gruppi social dedicati alla spesa c'è la convinzione che i prezzi debbano scendere. Basta revocare le sanzioni alla Russia - questo è il pensiero più diffuso - e Putin si rimetterebbe seduta stante a pompare gas a più non posso. Le bollette tornerebbero ai livelli di inizio 2021 e i prezzi calerebbero. Tutti. Subito.
A prescindere dalla possibilità che le sanzioni vengano revocate - a dir poco remota - le analisi che si susseguono da settimane sostengono esattamente il contrario. «La pressione dei costi energetici, più che triplicati in pochi mesi, rischia di alimentare ulteriormente la spirale inflazionistica e appesantire il peso del carrello della spesa di altri 2 o 3 punti percentuali, rispetto al +9,7% già registrato ad agosto», spiega il capo ufficio studi di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli. Senza dimenticare le filiere produttive - quella dell'agroalimentare e non solo- che finora hanno assorbito una parte consistente degli aumenti di energia e materie prime. Una molla che si carica da mesi ed è pronta a scattare da un momento all'altro.
Paradossalmente, un ulteriore elemento destinato ad amplificare nel breve il carovita è rappresentato dai tassi d'interesse. La Bce li ha alzati dello 0,75%. Ora il tasso ufficiale è all'1,25% e salirà ancora almeno di un punto percentuale entro la fine dell'anno, mentre era a zero fino a due mesi or sono. Rincarano inevitabilmente i mutui a tasso variabile ma rincarano pure i costi del credito al consumo. Acquistare a rate un computer, una lavatrice o un televisore costerà di più, anche qualora il prezzo fosse rimasto fermo. E non è così purtroppo.
 

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COSA CI ASPETTA «Il peggio deve ancora arrivare. In assenza di sostegni decisivi 70mila imprese agricole e 20mila imprese di trasformazione chiuderanno a breve», spiega a Libero Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, «e non dimentichiamo che il costo energetico è quello trainante ma si è unito ad altri rincari delle materie prime. L'esplosione dell'inflazione non è legata all'aumento della domanda ma a strozzature dell'offerta. Se con la bacchetta magica facessimo sparire le sanzioni e non sarebbe giusto farlo perché sono la risposta legittima dell'Occidente ai comportamenti inaccettabili della Russia, cambierebbe poco«. Dunque l'equazione via le sanzione giù i prezzi è sbagliata? «La maggior parte dei costi dell'energia non è legata alle scelte di Putin ma alle speculazioni in atto sul mercato Ttf olandese. È bastato che il Consiglio della Ue parlasse di price cap e il prezzo del gas è sceso a 207 euro al megawattora», dice ancora Scordamaglia, «mentre era arrivato a 350 euro pochi giorni or sono». Sull'andamento futuro dei prezzi il numero uno di Filiera Italia è pessimista. «I costi di produzione delle imprese sono saliti fra il 15 e il 20%. Finora l'inflazione nel carrello della spesa ha raggiunto il 9,7%. Per non vendere in perdita e fallire, come rischiano di fare, manca almeno altrettanto». 

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