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Pos, Alessandro Sallusti: perché non è una questione di vita o di morte

di Alessandro Sallusti lunedì 19 dicembre 2022

2' di lettura

Vorrei ma non Pos, il governo sta per fare retromarcia sulla cancellazione della norma che obbliga gli esercenti ad accettare i pagamenti elettronici per qualsiasi importo. Certo, non è bello annunciare una misura e poi all'ultimo ritirarla perché ci si rende conto che il prezzo politico nei rapporti con l'Europa sarebbe superiore ai vantaggi sul fronte interno. Poco male, stiamo parlando di un fatto marginale, semmai l'errore è stato trasformarlo mediaticamente in una questione di vita o di morte. 

Io non ho dubbi: tra rompere i cordoni con l'Europa e sacrificare l'obbligo di Pos solo un pazzo potrebbe scegliere la prima opzione e questo governo per fortuna sta dimostrando un pregio inaspettato, quello di non impiccarsi agli slogan ma di procedere con pragmatismo con un orizzonte temporale di cinque anni. Giorgia Maloni lo ripete dal primo giorno che si è insediata a Palazzo Chigi: non prenderò decisioni in base ai sondaggi di opinione, la retromarcia sul Pos - argomento sensibile per il suo elettorato - è la prova che non mente. 

Difficile fare capire ai piccoli commercianti e per esempio ai taxisti che i vantaggi del no Pos sarebbero vanificati da un irrigidimento dei rapporti con gli altri paesi europei, che l'economia è un sistema complesso in cui tutto si tiene. Eppure tra una corsa di un taxi e il pnrr ci sono molti più legami di quanto uno possa immaginare, inutile provare a sostenere l'inverso. Andiamo avanti, Pos o non Pos, che cose davvero importanti incombono e sulle quelle sì c'è poco da trattare. A me per esempio preoccupa di piú che sia sceso il silenzio sul rigassificatore di Piombino, che i cantieri per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 siano in grave ritardo, che alcune grandi opere siano incagliate nei meandri della burocrazia, che la riforma della giustizia sia osteggiata in modo violento dalla magistratura. 

Altro che Pos, diamo una gerarchia alle emergenze e quindi alle retromarce. Io il governo lo aspetto al varco sulle cose che possono cambiare la storia del paese, quelle che al massimo cambiano i titoli dei giornali di sinistra non mi appassionano e come me non scuotono neppure gli italiani, come ben certifica l'analisi che oggi su queste pagine affidiamo ad Alessandra Ghisleri, una che sa dare un'anima ai numeri.

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