Il cappio dell’inflazione stringe meno ma non abbastanza da permettere alle famiglie di respirare. A luglio l’Istat ha rilevato un tasso del 5,9% su base annua, meglio delle stime preliminari che lo davano al 6%, in calo rispetto al 6,4% di giugno. Variazione, però, non immediatamente percepibile dai consumatori dal momento che i prezzi sono rimasti stabili su base mensile e i rincari incidono ancora fortemente sui bilanci familiari. Piccoli buoni segnali anche dal carrello della spesa. Rallenta la corsa al rialzo dei prezzi di beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che a luglio su base annua fanno registrare un +10,2%, rispetto al +10,5% di giugno.
Ancora troppo poco però per le associazioni dei consumatori. L’Unione nazionale consumatori parla di «calo con il misurino», a fronte di prezzi che restano agli stessi livelli «lunari» di giugno, stimando per una coppia con due figli una spesa da 1.699 euro in più all'anno. Di questi ben 864 euro soltanto per riempire il carrello della spesa. Per le famiglie più numerose, con oltre tre figli, l’esborso supera i 1.900 euro. Temo che le associazioni consumeristiche trascurino un dettaglio non irrilevante: per vedere la spesa delle famiglie in calo dovrebbe esserci deflazione, cioè variazioni negative dei prezzi. E noi siamo sideralmente lontani da questa situazione.
Ma il carovita non appare del tutto uniforme sul territorio nazionale. In alcune città l'impennata di prezzi e spese è più marcata rispetto ad altre. È il caso di Genova dove l'inflazione si attesta all’8,2% con 1.787 euro di spesa in più all’anno per una famiglia media. Segue Varese, con un +6,5% su luglio 2022 e maggiori spese familiari paria 1.714 euro.