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Bollette, sinistra smentita ancora: la sorpresa, ecco quanto risparmieremo

di Michele Zaccardi mercoledì 17 gennaio 2024

3' di lettura

Che la liberalizzazione sarebbe stata positiva, lo aveva detto qualche giorno fa lo stesso Besseghini. Intervistato da Repubblica, il presidente di Arera aveva spiegato che «l’apertura completa del mercato energetico porterà benefici ai consumatori». Con una postilla: «Bisogna dare solo tempo agli operatori nell’organizzare le nuove offerte». Ecco, l’esatto contrario di quanto va sostenendo da mesi la sinistra, che si straccia le vesti per la fine del mercato tutelato con cui il governo intende affamare “la vedova e l’orfano”. Ma a fornire un supporto fattuale alle parole di Besseghini non certo un meloniano, visto che è in carica dal 2018, ai tempi del Conte I - ci sono i risultati delle aste che si sono tenute il 10 gennaio. Per accaparrarsi i 26 lotti in cui sono stati divisi i 4,5 milioni di clienti domestici del servizio di energia elettrica che non hanno ancora scelto un fornitore del mercato libero, gli operatori, una ventina in tutto, hanno praticato forti sconti. Al punto che, secondo alcune indiscrezioni, molti di loro, pur di aumentare il numero di utenti, hanno presentato offerte in perdita.

In pratica, andranno ad incassare meno di quanto spenderanno per i costi operativi. Ovviamente, tutto questo si scaricherà sui consumatori: secondo le stime del Quotidiano energia, i risparmi si aggirano intorno ai 20 euro a bimestre, 120 euro all’anno. Merito della concorrenza, come riconosce lo stesso Besseghini. Del resto i pacchetti dei clienti (tra i 150 e 180mila per lotto) facevano gola a molti operatori. Durante l’assegnazione provvisoria (quella definitiva sarà fatta il 6 febbraio) gestita da Acquirente Unico, Enel ed Hera hanno ottenuto sette lotti (il massimo consentito dalla procedura), Edison quattro, Illumia tre, A2a e Iren due ciascuna ed e.On uno. Grandi esclusi Eni, attraverso la controllata Plenitude, e Acea.

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TUTELE GRADUALI
Questi clienti, circa la metà dei 9 milioni che si trovano ancora nel servizio di maggior tutela (che resterà in vigore per i cosiddetti vulnerabili, circa 4,5 milioni) dove le tariffe sono fissate da Arera, passeranno dal 1° luglio al “servizio a tutele graduali” che durerà per 36 mesi; nel frattempo potranno sempre passare al mercato libero. Il destino dei vulnerabili, invece, stando al Decreto Energia, avrebbe dovuto essere deciso da un provvedimento dell’Arera da emanare entro inizio febbraio, ma l’Authority ha chiesto più tempo, fino a fine 2024. Per quanto riguarda il gas, il mercato tutelato è finito a gennaio di quest’anno. Per chi non ha scelto un fornitore diverso, il vecchio operatore continuerà ad erogare il servizio a condizioni simili a quelle delle offerte Placet (prezzi variabili ma con termini contrattuali definiti dall’Autorità). Va detto, però, che ieri sera alla trasmissione Cinque minuti, condotta da Bruno Vespa su Rai1, il presidente di Arera ha comunque puntualizzato che il passaggio al mercato libero non sarà del tutto indolore. «In base a quanto abbiamo visto con il monitoraggio del gas» ha detto, «gli incrementi sono molto contenuti». Ma, ha assicurato, si tratta di «qualche caso sporadico».

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Questione di tempo, insomma. Perché, ha aggiunto Besseghini, il mercato «non ha ancora espresso al meglio le potenzialità, le opportunità che dovrebbero venire dalla liberalizzazione». Ma se è ancora troppo presto per valutare i benefici del nuovo regime, ha aggiunto il presidente dell’Autorità, va ricordato che «la tutela non era un prezzo agevolato, la tutela era un prezzo efficace con cui trasferire il prezzo del mercato all’ingrosso. Ci sono operatori che fanno le stesse condizioni e trasferiscono efficacemente il mercato all’ingrosso». In ogni caso, Arera monitorerà per evitare la formazione di “cartelli”. Anche perché le tendenze in atto nel mercato dell’energia sono piuttosto positive. Meglio, dunque, non turbarle. «Rispetto all’anno scorso» ha spiegato Besseghini, «ci stiamo riportando alle spese annue che vedevamo prima della fase di crisi», quando una «famiglia italiana tipo spendeva circa 600 euro di energia elettrica»: «Oggi siamo circa a 800, sono alti ma meno dei 1.100 a cui eravamo arrivati». E se sarà comunque difficile tornare ai prezzi di qualche anno fa, «sicuramente il trend del mercato si sta riallineando».

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