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Germania, gigante in affanno: giù export, ordinativi e vendite

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Attilio Barbieri
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La Germania va sempre peggio. Dopo la frenata del Pil che ha chiuso il secondo trimestre in calo dello 0,1% la ex locomotiva d’Europa procede sempre a macchina indietro. Ieri nuova raffica di dati negativi: cala la fiducia dei consumatori, rallentano le esportazioni e pure gli ordinativi dell’industria. La prospettiva concreta è quella di chiudere pure il terzo trimestre in rosso, entrando così ufficialmente in recessione tecnica.

Secondo gli ultimi sondaggi dell’istituto Ifo, nel mese di luglio il clima economico nel commercio al dettaglio tedesco peggiora notevolmente. L'indicatore è sceso addirittura a -25,4 punti, rispetto ai -19,5 di giugno. I commercianti sono sempre più cauti e dichiarano aspettative per i prossimi mesi «ulteriormente offuscate», evoluzione che «rende meno probabile una ripresa significativa del commercio al dettaglio nella seconda metà dell’anno», afferma l’esperto Ifo Patrick Hoppner. Rivenditori di biciclette, articoli elettronici, elettrodomestici e farmacie segnalano uno sviluppo economico sfavorevole. Ancora meno soddisfatti i dettaglianti di generi alimentari e gli autosaloni. In generale la situazione viene valutata come «particolarmente tesa». Per il secondo trimestre 2024, il 54,1% dei rivenditori segnala una domanda «insufficiente».

 

 

 

Deludenti anche i numeri del commercio estero tedesco nella prima metà dell’anno, con un calo sia nelle importazioni sia nelle esportazioni. L’export è calato dell’1,6% su base annua a 801,7 miliardi di euro, mentre le importazioni sono diminuite addirittura del 6,2% a 662,8 miliardi di euro.

Di conseguenza, il surplus del commercio estero è aumentato del 28,7% e ha raggiunto i 138,8 miliardi di euro. Esportazioni deboli in tutti i settori chiave. Il valore delle automobili e dei componenti esportati è diminuito del 2,4%, mentre quello dei macchinari è calato addirittura del 4,4%. Anche le esportazioni di prodotti chimici sono in calo del 4,4%. Gli Stati Uniti rimangono il maggiore acquirente di beni tedeschi, davanti a Francia e Olanda. Nella prima metà del 2024, invece, la maggior parte delle merci importate in Germania proveniva dalla Cina.

A giugno gli ordini delle attività manifatturiere tedesche sono diminuiti per il sesto mese consecutivo, un altro segno di stagnazione della più grande economia europea: -0,2% su base mensile e -6,2% rispetto a giugno 2023. Lo comunica l’Ufficio federale di statistica (Destatis). Ordini in diminuzione soprattutto nel settore della meccanica e in quello automobilistico, che hanno registrato una flessione su base mensile rispettivamente dello 0,9% e dello 0,7%. Si tratta del 17esimo calo mensile consecutivo per l’industria delle quattro ruote.

 

 

 

Gli ordini inevasi dei clienti domestici sono aumentati dello 0,6% a giugno, segnando il primo aumento da febbraio, mentre gli ordini dall’estero sono diminuiti dello 0,7%. E a questo punto si moltiplicano i timori per l’indice Pmi dei direttori degli acquisti che in Germania è atteso per giovedì. A giugno il Purchasing manager’s index dell’industria tedesca era sceso a quota 50,6 dai 52,4 punti di maggio, ai minimi da 2 mesi, restando tuttavia sopra la soglia dei 50 punti. Sotto i 50 punti l’attività è di fatto in contrazione.

Fra l’altro l’Eurostat ha diffuso ieri uno studio che attesta il sorpasso delle rinnovabili sul carbone nella produzione di energia elettrica. La Germania però resta tuttora il primo utilizzatore di carbone, con il 37% della quantità consumata nell’intera Ue, davanti alla Polonia.

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