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Stellantis, caduta libera a Piazza Affari dopo le dimissioni di Tavares

lunedì 2 dicembre 2024

Tavares e Elkann

2' di lettura

Le dimissioni dell'ad di Stellantis Carlos Tavares fanno fare un tonfo all'azienda a Piazza Affari. Oggi, lunedì 2 dicembre, il titolo segna un calo del 10% a 11,28 euro, toccando un nuovo minimo dal 2 luglio del 2022, quando scese fino a 11,2 euro. A ridurre il calo invece è Renault, -1,46% a 39,94 euro, il cui amministratore delegato Luca De Meo è considerato tra i possibili successori di Tavares. Dimissioni dell'ad a parte, questa non è la prima volta che Stellantis crolla in borsa. L'ultimo anno ha fatto registrare non pochi momenti di cedimento.

A fine settembre, per esempio, dopo che l'azienda aveva rivisto al ribasso le stime della guidance del 2024 a causa “dei problemi di performance in Nord America, così come del deterioramento nelle dinamiche globali del settore”, il titolo era finito col cedere poco più del 14%, con il prezzo delle azioni a 12,47 euro. Altro pesante crollo si era registrato lo scorso maggio. Una perdita, in termini assoluti, di 16 miliardi e 790 milioni. Stando alle ultime stime di perdita di capitalizzazione, inoltre, Stellantis ha perso il 21% del suo valore in tre mesi e il 19% in un anno.

Tra gli esponenti politici che hanno commentato questo momento critico c'è il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che - fuori dallo stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco, vicino a Napoli - ha parlato di "una crisi ormai evidente, una crisi così conclamata che addirittura potrebbe essere un'opportunità". E ancora: "Abbiamo sentito Tavares, è venuto in commissione e non aveva nessun progetto, nessuna idea. L'abbiamo attaccato, io personalmente l'ho attaccato duramente perché è venuto a dirci che non aveva nessun briciolo di garanzie per il futuro. Questa è una crisi forte con le sue dimissioni, dimissioni ovviamente, come stiamo leggendo, ben liquidate con 100 milioni. Non ci meraviglia perché ormai era evidente che la strada era quella dei guadagni personali e non di un piano serio di responsabilità anche sociale per l'azienda". Infine la richiesta a John Elkann di "assumersi la responsabilità diretta, con gli altri soci, di venirsi a sedersi con il governo italiano, con la politica, anche a livello europeo, per cercare di portare e costruire un piano industriale serio che dia sicurezza e futuro all'automotive".

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