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Ecco cosa c'è da da imparare dalle lusinghe di Byd alla filiera italiana

di Sandro Iacometti mercoledì 12 febbraio 2025

3' di lettura

Un manager italiano, per anni al fianco di Sergio Marchionne, che critica la Ue per il green deal, promette sostegno alle case automobilistiche europee e dà speranza all’indotto della nostra componentistica. Le mosse di Alfredo Altavilla, advisor per l'Europa del colosso cinese delle auto elettriche Byd, meritano attenzione. Soprattutto da parte di chi si ostina ad affidare i mercati locali (come ha fatto Stellantis fino alla cacciata di Carlos Tavares e come fanno moltissime aziende internazionali) a manager stranieri che saranno pure bravissimi, ma si muovono come elefanti in una cristalleria, creando diffidenza e ostilità.

Sgombriamo il campo da sovranismi e nazionalismi. Qui non sono in gioco gli ideali, ma le idee. E i cinesi, a quanto pare, stanno diventando superiori anche in questo. Per conquistare il mercato dell’automotive europeo, e in particolare quello italiano dove il numero di auto per abitante è il doppio della media Ue, hanno scelto come ambasciatore non un alieno catapultato in territori sconosciuti, ma uno che ci conosce come le sue tasche e che quando era al fianco di Marchionne, guarda un po’, considerava la corsa sull’elettrico una catastrofica fesseria. Ora le auto elettriche le deve vendere, ma il pragmatismo è quello di allora.

Chiede alla Ue di fare marcia indietro sulle multe, festeggia per l’ipotesi di aprire un varco alle ibride dopo il 2035, ma, soprattutto, chiama a raccolta le imprese italiane per sostenere le forniture dei circa 500mila veicoli l'anno che Byd produrrà in Europa con l'apertura delle fabbriche in Ungheria e in Turchia, a fine 2025 e inizio 2026.

Fuori i cinesi dall’Italia? Non proprio. Il 20 e 21 febbraio Altavilla incontrerà insieme ad Anfia e Mimit al Mauto di Torino circa 300 fornitori italiani di diversi componenti per interni, software, freni e pneumatici. «Quello che potevo fare era consentire alla componentistica italiana di essere la prima a offrirsi con la propria competitività, la propria tecnologia. Non ci saremmo aspettati una simile risposta, c'è molta attesa», ha detto Altavilla, a margine della presentazione del suv elettrico compatto Atto 2 alle Ogr di Torino. Altavilla, che manco a dirlo nel nostro Paese è affiancato dal manager italiano Alessandro Grosso, ha poi parlato dell'eventuale interesse di Byd per altri impianti in Italia, in particolare gli ex siti Stellantis di Grugliasco e Termini Imerese. Ma senza dare false illusioni:

«Concentriamoci sul far crescere i volumi e poi valuteremo eventuali ulteriori sbocchi produttivi». Tutto, però, lascia pensare che i volumi aumenteranno in fretta. Byd nel 2024 si è posizionata al primo posto a livello globale davanti a Tesla per la vendita di Nev (new energy vehicles) con una quota del 23% ed è il terzo brand al mondo dietro Toyota e Volkswagen. Numeri su cui Altavilla tesse la sua tela: «Byd oggi viene percepita come un nemico essendo cinese, ma sarebbe molto più saggio considerarla un alleato, innanzitutto perché in pochi mesi diventeremo un costruttore europeo e poi perché quello che serve in questo momento è la certezza delle regole. E io mi aspetto un po’ di buon senso». Che da noi è merce rara.

Quanto ai concorrenti, Byd è pronta a dare una mano offrendo i suoi crediti verdi per evitare le multe: «Ci sono colloqui in corso, siamo a buon punto». Mettetevi comodi, la sindrome cinese è appena iniziata.

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