«Se i semiconduttori sono il canarino nella miniera del Nasdaq, il risparmio gestito lo è per Piazza Affari. Il rumor su Banca Generali ha acceso la scintilla, pronti per i fuochi d'artificio?» Questo è il pensiero che avevo scritto nel Panino e listino dell’ottobre 2022, un periodo per nulla facile, ricordate? Da pochi mesi era cominciato il conflitto tra Russia e Ucraina, il prezzo del gas era alle stelle, l’inflazione si stava impennando e con essa i tassi d’interesse, Draghi aveva da poco innescato la crisi di governo con elezioni anticipate. In Gran Bretagna, a causa di alcune scelte azzardate di Liz Truss, i titoli di stato avevano subito una brutta caduta costringendo la Boe a un intervento d’emergenza. Venerdì 30 era il primo weekend d’autunno e il meteo mercati annunciava pioggia di vendite, ma sul finale di seduta, sui monitor appare un’indiscrezione: Mediobanca ipotesi merger con Banca Generali.
In quel momento, nel buio delle tenebre di una nuova recessione o peggio crisi finanziaria, in me si è accesa una luce: è il momento di tornare in sella al toro. Il motivo è molto semplice, se in Usa è in atto una grande rivoluzione industriale concentrata sulle tecnologie e agevolata da una grande quantità di liquidità in circolazione che ci porterà alla grande bolla sull’AI, in Italia il mega trend è quello finanziario, un grande romanzo di aggregazioni tra banche per rendere i nostri istituti più forti, e che nell'era dell’euro è giunto al terzo capitolo. Il primo con Cuccia ancora vivo vide protagonista la Comit e il San Paolo, il secondo fu quello delle lotte di potere con il tentativo di regia di Bankitalia, ora siamo al terzo in cui le banche made in Italy si devono rafforzare per poi lanciarsi alla conquista dell’Europa. Un processo che ora ha la regia di Blackrock, in cui è coinvolto il risparmio gestito la materia prima che l’Italia non deve disperdere. Sono questi i titoli che scandiscono il ritmo del toro, le frenate e le accelerazioni, che lunedì scorso, più di 2 anni dopo sia stata ufficializzata l'operazione tra Mediobanca e BGN per me non è stata una sorpresa, è la normale realizzazione di un processo che è ancora in corso. La grande differenza è tutta nel prezzo: BGN nel 2022 valeva 25 euro e Mediobanca 6,50, oggi la prima vale il doppio la seconda il triplo.
Intanto si è chiuso aprile, il mese dei dazi, per molti un mese da incubo, per altri un affare. Sul Nasdaq l’oscillazione da top a bottom è stata del 20%, una prima parte a sfiorare le fiamme dell’inferno, la seconda in coincidenza con la Pasqua, volando verso la resurrezione. Aprile si chiude con il segno più, sopra il livello dei dazi, se la caduta è stata imputata a Trump, a chi verrà dato il merito del recupero? Ora l’attenzione tornerà su inflazione e Powell, con la grande attesa per i dati di Nvidia. Nell’autunno del 2022, quando in pochi conoscevano la società lanciai uno “strong buy”, oggi il titolo è in troppe mani e la delusione è il risultato più facile da pronosticare, anche perché in Usa l’indice Sox segna ancora brutto tempo.