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Il conto corrente diventa un diritto: rivoluzione in banca

giovedì 24 luglio 2025

2' di lettura

 Via libera, all’unanimità, da parte della Camera della proposta di legge che prevede l’obbligo per le banche di stipulare un contratto di conto corrente «con chiunque lo richieda». Il testo, approvato con 254 voti a favore e nessuno contrario, passa ora all’esame del Senato. In pratica, la banca non può negare l’apertura di un conto, se non per motivi gravi sottratti alla discrezione dell’istituto di credito.

La proposta di legge, nata da un’iniziativa parlamentare trasversale, prevede infatti che, ferme restando le disposizioni di contrasto a riciclaggio e fianziamento del terrorismo «la banca non può in alcun modo esimersi dalla stipula di un contratto di conto corrente con chiunque lo richieda». Nel caso in cui la domanda venisse respinta, l’istituto di credito deve inviare una comunicazione motivata all’utente entro dieci giorni.

Inoltre, la banca, salvo i casi prima esposti, «non può recedere dal contratto di conto corrente» «quando i saldi siano in attivo». La legge potrebbe avere un impatto concreto su molte persone, considerando che in Italia il numero dei conti correnti attivi è di 48 milioni e 110mila, con un aumento di 5,6 milioni rispetto al 2019 pari al 13,2%, secondo i dati pubblicati dalla Federazione autonoma bancari italiani (Fabi). A rivendicare la paternità della legge è stato il Carroccio. «È una vittoria della Lega, è una nostra battaglia storica», ha dichiarato il vicepremier Matteo Salvi ni. «In un mondo in cui lo Stato impone l’uso della moneta elettronica, quello stesso Stato deve garantire l’accesso alla moneta elettronica» che «diventa un elemento costitutivo di una piena cittadinanza e inclusione non solo finanziaria ma anche sociale» ha detto il deputato leghista Alberto Bagnai.

Soddisfazione è stata espressa anche da Saverio Romano (Noi Modrati), primo firmatario della proposta: «Non si potrà più negare il conto, per esempio, per una segnalazione al sistema Crif, il grande archivio creditizio che contiene dati su oltre 40 milioni di italiani, magari per un semplice ritardo in un pagamento». Il Coda cons plaude ma invita a fare la «massima attenzione ai costi applicati dalle banche», ricordando che «i nuovi obblighi» «potrebbero portare a dei rincari». Durante l’iter parlamentare, Banca d’Italia e Abi (Associazione Bancaria Italiana) avevano espresso riserve sull’imposizione per legge di un obbligo generalizzato che, osservavano, potrebbe limitare la libertà contrattuale degli istituti di credito.

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