Il blocco delle forniture di microchip Nexperia dalla Cina, deciso da Pechino in ritorsione alla presa di controllo dell'azienda, con sede legale a Nimega, in Olanda, da parte del governo dell'Aja, togliendola alla società cinese Wingtech, può mettere in ginocchio l'industria automobilistica europea. Perciò l'Unione Europea cerca di negoziare. Ieri un comunicato della Commissione europea diceva che «il commissario al Commercio Maroš Šefcovic è in contatto con funzionari cinesi e olandesi per arrivare a una soluzione».
L'Associazione Europea Costruttori di Automobili, Acea, ha evocato lo stop imminente della produzione di auto: «La carenza di fornitura dei chip usati nelle centraline dei veicoli sta colpendo duramente le case automobilistiche». Arduo improvvisare una diversificazione in extremis: «Da un sondaggio tra i nostri membri, alcuni prevedono già imminenti interruzioni delle linee di assemblaggio. Esistono fornitori alternativi, ma ci vorranno mesi per creare la capacità aggiuntiva necessaria a far fronte alla carenza. L'industria automobilistica non ha molto tempo prima che si facciano sentire gli effetti della carenza». Il direttore dell'Acea, Sigrid de Vries, azzarda che «l'interruzione delle linee di assemblaggio potrebbe essere a pochi giorni di distanza». Ma c’è chi ha già fermato tutto. In Messico la giapponese Honda è stata costretta a sospendere le attività di uno suoi impianti di produzione».
Intanto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, in missione a Bruxelles, ha chiesto «un Chips Act 2 per garantire l'autonomia strategica europea e la salvaguardia delle nostre filiere produttive». Ma la stessa Ue ha compiuto errori storici, stando all'eurodeputato di FdI-Ecr, Nicola Procaccini: «Per anni l'Ue ha adottato decisioni ideologiche e miopi, a partire dal Green Deal, che hanno smantellato un settore in cui eravamo leader mondiali, consegnando alla Cina il controllo di microchip e materie prime. Oggi ne paghiamo il prezzo: fabbriche ferme, lavoratori in difficoltà, filiere in ginocchio». Il Codacons prevede «uno tsunami, con prezzi alle stelle per vetture sia nuove sia usate», a causa dell'allungamento dei tempi di consegna delle auto.