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Dividere il Pdl è il miglior regalo a Renzi

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La sfida contro il futuro segretario del Pd si giocherà su scarti minimi di voti e dividersi significa consegnare il Paese alla sinistra alle prossime elezioni. L'unica soluzione è che tutti facciano un passo indietro e rinuncino a qualcosa pur di restare uniti

Giulio Bucchi
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Al lettore Alessandro Matar non è piaciuto l'appello che ho rivolto a falchi e colombe di centrodestra, sollecitando tutti a non fare i pirla e a  fare pace. Secondo lui Alfano e i suoi seguaci sono campioni di doppiezza: dicono di voler difendere Berlusconi ma in realtà lavorerebbero per sotterrarlo il più in fretta possibile. All'ala ministeriale premerebbe nient'altro che salvare la poltrona  e a sostegno della propria tesi Matar cita le quotidiane interviste che Repubblica dedica a De Girolamo, Quagliariello e Formigoni. «Se un esponente della destra viene apprezzato ed esaltato dalla sinistra le possibilità sono due», scrive, «o uno dei due sbaglia campo oppure quello di sinistra vede in quello di destra un utile idiota». Nell'uno o nell'altro caso, conclude, prima la separazione sarà ufficializzata e meglio sarà per il centrodestra, tanto, come dimostra il caso Fini, chi tradisce non va molto lontano perché l'elettore non perdona. Può darsi che Matar abbia ragione e che a sbagliarsi sia il sottoscritto.  In tal caso non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi, basterebbe tirare diritto per la propria strada, liberandosi in fretta della zavorra. I traditori a questo punto potranno tentare la fortuna con il proprio partitino e chi vivrà vedrà. Purtroppo però io temo che le cose non siano così semplici e procedere per eliminazione («via tutti quelli che non la pensano come noi, perché significa che non sono fedeli alla linea») sia pericoloso oltre che sbagliato. E il primo a pensarla come me, cioè a invitare tutti quanti alla calma e a trovare un'intesa, mi sembra il diretto interessato, ossia Berlusconi. È lui che venerdì, a conclusione dell'incontro con Alfano e i ministri, dopo che questi avevano detto di non voler partecipare alla riunione in cui si sarebbe azzerato il Pdl, ha abbassato i toni e ha evitato di parlare di scissione. È lui che ha annunciato che ogni divisione alla fine si sarebbe ricomposta. Può darsi che il Cavaliere lo abbia fatto per questioni di tattica e in realtà aspetti solo di dare il calcio di benservito a tutti quelli che non si sono adeguati alle sue decisioni, però, conoscendolo da qualche anno, credo che la sua non fosse una finzione. Berlusconi è troppo attento ai numeri e sa bene che la sfida contro Renzi, se e quando avverrà,  non sarà una passeggiata. E dunque, anche se in privato si può lamentare della corrente governativa e ritenere perfino di essere stato tradito da alcuni dei suoi uomini, tuttavia  sa che per battere la sinistra ha bisogno anche di loro. Per cui dividersi è il modo migliore per fare un favore a Renzi e compagni. Rivelo un retroscena che risale a un po' di tempo fa. Credo si fosse nell'estate del 2004, cioè a circa metà della legislatura in cui governava il centrodestra. Berlusconi era alle prese con i ricatti di Marco Follini e le astuzie di Pier Ferdinando Casini e una sera mi telefonò sfogandosi, raccontando tutte le difficoltà che incontrava nell'azione di governo.  «Per ogni decisione serve una trattativa estenuante e per ottenere il loro via libera devo dare qualcosa in cambio».  Ricordo che commentai dicendo: «Be' se non riesce a fare quello che vorrebbe, li mandi a quel paese. Si dimetta e vada alle elezioni». La risposta di Berlusconi fu disarmante: «Fosse così facile. Innanzi tutto il voto bisogna ottenerlo e come già abbiamo visto in passato non è detto che ce lo diano. E poi, anche ammesso che si riescano a superare le resistenze del capo dello Stato, che faccio: butto giù il governo accusando Follini e Casini di ostacolare le mie decisioni e poi quando è ora di chiedere il voto agli elettori mi ripresento con loro? E se non lo faccio, se cioè lascio fuori l'Udc, succede che perdo e consegno il Paese alla sinistra. Dunque sono costretto ad andare avanti e a cercare un'intesa». E così fu fino al 2006.  Bene. Io quella lezione non l'ho dimenticata. Non entro nel merito di chi abbia ragione tra Verdini e Alfano, se il primo a sostenere che il governo Letta si poteva far cadere per poi andare a votare o se il secondo a dire che Napolitano avrebbe fatto carte false pur di tenere in piedi l'esecutivo. Dico solo che se il Pdl (Forza Italia) si spacca, si consegna l'Italia alla sinistra. Alfano e i suoi prenderanno poco? Quanto? Il tre? Mettiamo anche la metà, che è quanto ha preso Fini, ma si tratta sempre di un uno virgola cinque che è sottratto al centrodestra e in un Paese dove anche lo zero cinque fa la differenza, perché lo si deve buttare? Io non so se si tornerà presto a votare:  dopo il discorso che Matteo  Renzi  ha fatto domenica direi di sì. Però di una cosa sono certo: che la sinistra ha tutto l'interesse a spaccare il centrodestra.  Per questo fanno le interviste a De Girolamo, Quagliariello e Formigoni. Perché sognano che rompano con Berlusconi e facciano perdere il centrodestra.  C'è un solo modo per impedirlo ed è evitare la scissione. Ognuno deve fare un passo indietro e rinunciare a qualcosa? Pazienza. La cosa importante è non perdere i pezzi: perché a forza di uno zero virgola che se ne va si rimane a zero. di Maurizio Belpietro

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