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"Assad non passerà l'estate. In Siria nessun rischio di deriva islamica"

Feisal Al Mohamad (Consiglio Nazionale siriano): "Il mio Paese non è culturalmente legato all'idea di un governo religioso"
di Giulio Bucchi martedì 30 aprile 2013

Bashar Assad

2' di lettura

di Marco Petrelli Quasi 100 mila morti e il pericolo di una deriva islamica: questo il risultato di due anni di guerra in Siria del cui futuro abbiamo parlato con Feisal Al Mohamad, membro del Consiglio Nazionale siriano, da anni in Italia. Lo incontriamo a Terni nel corso della presentazione di Hezbollah, tra integrazione politica e lotta armata (M. Bressan, Datanews, 2013), evento al quale avrebbe dovuto partecipare anche Susan Dabbous, reporter liberata dopo dieci giorni di prigionia. Al termine dell'incontro abbiamo abbiamo scambiato due parole con Al Mohamad che sul post Assad appare piuttosto ottimista: "Probabilmente ad Assad seguirà una fase transitoria prima di approdare alla democrazia, ma non credo che gli islamici riusciranno a prendere il potere". Come fa ad esserne certo?  "Il mio paese non è così culturalmente legato al discorso religioso da accettare un futuro politico con un governo musulmano, senza contare che anche in passato la rappresentanza istituzionale islamica è sempre stata piuttosto limitata". Il popolo non li ama?  "I musulmani hanno realizzato enti assistenziali che, senza dubbio, hanno attirato verso di loro la simpatia della gente, tuttavia non avranno mai la forza per governare da soli". Non mi resta chiara una cosa però: perché Hezbollah, Partito di Dio, appoggia Assad? "La risposta mi arriva da un intervento di Bressan che ricorda come nel tessere alleanze H. mostri di essere un vero partito politico, sapendo scindere il contesto diplomatico da quello prettamente militare e operativo". Chiedo a Feisal Al Mohamad di azzardare un pronostico sulla fine di Bashar al Assad. "Credo che il suo regime non riuscirà a superare l'estate". 

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