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Boeing 737 Max 8, il pilota italiano: "Io lo ho guidato, possiamo soltanto dire che..."

Davide Locano
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Da quando il Boeing 737 Max 8 della Ethiopian Airlines è precipitato domenica, le chat dei piloti sono infuocate. Ipotesi, testimonianze, ricostruzioni. Di cui dà conto il Corriere della Sera, che raccoglie la confidenza di un comandante italiano di 45 anni, 12 anni di volo alle spalle sui Boeing 737 tradizionali e tredici mesi su Max 8, il quale sceglie l'anonimato: "L'unica cosa che puoi fare è dire che andrà tutto bene, che noi siamo in Occidente, anche se dopo due incidenti del genere il sospetto viene anche a chi l'aereo lo deve pilotare". Parole pesanti, che definiscono il livello dell'allarme. Lui e altri piloti scelgono l'anonimato perché, in caso di tragedie, le compagnie aeree proibiscono ogni tipo di commento. E il Corsera ha interpellato anche altri due piloti. Leggi anche: L'ultima agghiacciante ipotesi: com'è precipitato Tutti e tre confermano che il corso al simulatore del Max 8 è "molto semplice, anche perché la cabina di pilotaggio del nuovo modello è di fatto la stessa del 737 tradizionale". Eppure, il veterano, aggiunge che almeno in un paio di occasioni "ho avvertito la netta sensazione che l'aereo mi stesse sfuggendo di mano: è una cosa che capita di solito agli inizi, e che magari non è nemmeno vera, ma mi ha fatto sentire molto meno sicuro. E se non mi sento io tranquillo là dentro perché devono esserlo i passeggeri?", si chiede. Dei tre piloti interpellati, in relazione ai due incidenti, c'è chi dà la colpa al famigerato sistema anti-stallo e chi ha qualche dubbio sulla professionalità dei colleghi "fuori dall'Europa e dal Nord America". Tutti e tre, però, confermano: "Questi giorni nei nostri gruppi WhatsApp tra piloti ricorda molto la sorte del DC-10", modello che ha avuto problemi sin dall'esordio e che tanto ha fatto discutere, in primis i piloti.

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