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Isis-Al Qaeda: il piano in sette punti per distruggere l'Occidente (nel 2022)

di Matteo Legnani domenica 17 aprile 2016

2' di lettura

Isis e Al Qaeda non sono alleate. Sono contendenti, nella lotta per il dominio islamico sul mondo. Ma il loro obiettivo è, appunto, lo stesso. E un'analisi della "Foreign Affairs Review", riportata dal quotidiano La Stampa, vede la riunificazione dei due movimenti e entro il 2021, con una grande alleanza in grado di sfidare la leadership mondiale dell'Occidente. Di fatto, secondo "Foreign Affairs", l'Isis ha raccolto in questi ultimi tre anni il testimone da Al Qaeda, proseguendo quel piano per fasi che Osama Bin Laden aveva previsto in sette fasi. La prima era il Risveglio (2000-2003), inteso come sollevazione della nazione islamica. Coincide con l' 11 settembre. Seguiva l'Apertura degli occhi (2003-2006) ovvero trascinare gli Usa e l' Occidente in una serie di conflitti estenuanti in Medio Oriente. Questo periodo coincide con la Seconda guerra del Golfo e l' insurrezione dei sunniti in Iraq. Terzo stadio: alzarsi in piedi (2006-2010), una nuova fase di operazioni e di espansione in Medio Oriente e Africa. Al quarto stadio, il Consolidamento (2010-2013), Al Qaeda doveva radicarsi nei territori conquistati e preparare la proclamazione del Califfato. L'uccisione di Bin Laden, nel maggio 2011, ha scompaginato il progetto. Ma è a questo punto che subentra Al-Baghdadi. Prende le redini degli islamisti in Iraq e Siria e passa al quinto stadio, l' attuale: la Rifondazione del Califfato (2013-2016) con l' intento di creare uno Stato islamico sovranazionale. Il sesto stadio sarà la Guerra totale (2016-2020): il Califfato deve imporsi contro l' Occidente e contro i nemici interni all' Islam per arrivare alla Vittoria finale (2020-2022), cioè estendere il suo potere su tutta la Umma islamica, in teoria dal Marocco all' Indonesia, e diventare la potenza dominante. Certo, il nucleo duro del Califfato in Siria e Iraq ha raggiunto un massimo di espansione nell' agosto del 2015, quando occupava circa 270 mila mq, e poi si è ridotto di oltre un terzo in Iraq e di un decimo in Siria, a 210 mila. Se allarghiamo lo sguardo, però, vaste fette di territori dall' Algeria al Pakistan sono finite sotto il controllo islamista. Il caso più clamoroso è lo Yemen, dove un quarto del Paese è governato da Al Qaeda. Ma anche fra Mali, Algeria, Libia e Niger c' è un emirato qaedista, desertico e con pochissimi abitanti, ma dalla posizione strategica. 

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