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Corea, un milione di persone alla messa di Papa Francesco. Canonizzati 124 martiri e un fuori programma

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 17 agosto 2014

3' di lettura

Un milione per gli organizzatori locali, circa 800mila per il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, certo una folla sterminata si è riversata questa mattina nella grande area della Porta di Gwanghwamun, a Seul per la beatificazione di un secondo gruppo di martiri coreani. Una marea di persone e anche un fuori programma: un giovane si è avvicinato al Pontefice e ha chiesto a Bergoglio di poter scattare un selfie con lui. Che ovviamente, divertito, ha accettato mettendosi in posa e sorridendo davanti allo smartphone.  Prima della mega-celebrazione a Porta di Gwanghwamun, Papa Francesco ha visitato il luogo delle esecuzioni capitali dell’800: il santuario dei martiri di Seo So- Mun alla periferia di Seul, dove furono uccisi centinaia di cristiani. «Cristo - ha ricordato il Pontefice - è vittorioso e la sua vittoria è la nostra! Oggi celebriamo questa vittoria in Paolo Yun Ji-chung e nei suoi 123 compagni. I loro nomi si aggiungono a quelli dei Santi Martiri Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e compagni, ai quali poc’anzi ho reso omaggio. Tutti vissero e morirono per Cristo e ora regnano con Lui nella gioia e nella gloria». «La chiesa cattolica in Corea ha già 103 santi martiri (canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1984) e oltre a questi, con la beatificazione di oggi, ha anche 124 beati», ha commentato il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seul ricordando che la zona attorno a Gwanghwamun «è il sito storico dove sono stati martirizzati i numerosi antenati della nostra fede. In essa si situavano inoltre anche i dicasteri principali della dinastia di Chosun». Papa Francesco ha spiegato così il senso della mega-celebrazione: «Oggi molto spesso la nostra fede viene messa alla prova dal mondo: in moltissimi modi ci viene chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo». Per questo è importante l’esempio dei martiri che «ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno: essi ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire». «La celebrazione odierna - ha però aggiunto - abbraccia gli innumerevoli martiri anonimi, in questo Paese e nel resto del mondo, i quali, specie nell’ultimo secolo, hanno offerto la propria vita per Cristo o hanno sofferto pesanti persecuzioni a causa del suo nome». E ha poi ribadito in un tweet: «I martiri ci insegnano che le ricchezze, il prestigio e l’onore hanno poca importanza». «Oggi - ha affermato Bergoglio - è un giorno di grande gioia per tutti i coreani». Paolo Yun Ji-chung (la cui testa fu esposta al pubblico ludibrio) e i suoi compagni, con «la loro rettitudine nella ricerca della verità, la loro fedeltà ai sommi principi della religione che hanno scelto di abbracciare, nonchè la loro testimonianza di carità e di solidarietà verso tutti», rappresentano infatti un esempio che «fa parte della ricca storia del popolo coreano» e che «ci insegna l’importanza della carità nella vita di fede». Per Papa Francesco «fu la purezza della loro testimonianza a Cristo, manifestata nell’accettazione dell’uguale dignità di tutti i battezzati, che li condusse ad una forma di vita fraterna che sfidava le rigide strutture sociali del loro tempo». Infatti, «fu il loro rifiuto di dividere il duplice comandamento dell’amore a Dio e dell’amore al prossimo che li portò ad una così grande sollecitudine per le necessità dei fratelli». «Il loro esempio - Francesco ne è convinto - ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà; dove raramente viene ascoltato il grido dei poveri; e dove Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi». «Se seguiamo l’esempio dei martiri e crediamo nella parola del Signore, allora - ha assicurato Papa Bergoglio - comprenderemo la sublime libertà e la gioia con la quale essi andarono incontro alla morte». «Possano le preghiere di tutti i martiri coreani, in unione con quelle della Madonna, Madre della Chiesa - ha invocato infine - ottenerci la grazia di perseverare nella fede e in ogni opera buona, nella santità e nella purezza di cuore, e nello zelo apostolico di testimoniare Gesù in questa amata Nazione, in tutta l’Asia e sino ai confini della terra».

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