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La tassa sui "lavoratori ciccioni":la nuova gabella negli Stati Uniti

La Michelin Nord America dal prossimo anno imporrà ai dipendenti sovrappeso un balzello di 1.000 dollari per la copertura sanitaria. La polemica: "E' discriminazione"
di Marta Macchi domenica 14 aprile 2013

2' di lettura

Arriva, a New York, una nuova direttiva che riguarderà tutti i dipendenti sovrappeso o che riscontrano patologie legate alla nutrizione come ad esempio diabete, ipertensione, colesterolo ed altro. A lanciare la nuova proposta, che dal prossimo anno diverrà realtà, l'azienda di pneumatici Michelin Nord America che ha deciso di imporre ai lavoratori dalla salute cagionevole, e dalla ciccia abbondante, un'imposizione contributiva di 1000 dollari per poter usufruire della copertura sanitaria offerta dalla società a tutti i suoi dipendenti. "Non avevamo altra scelta" ha dichiarato un portavoce della compagnia, facendo riferimento a degli studi di settore secondo cui "I lavoratori rispondono più alla micaccia di perdita finanziaria che non alla promessa di incentivi che premiano la modifica di abitudini comportamentali". La problematica riguarda i giorni lavorativi persi a causa di indisposizioni generate ad un eccessivo peso. Le spese medie - Secondo un sondaggio Gallup del 2011 infatti, ogni anno, gli americani obesi e sovrappeso usufruiscono maggiormente dei permessi per malattia. Quasi 450 milioni di giorni persi in più rispetto ai colleghi snelli e sani, contribuendo ad aumentare la perdita di produttività dei propri datori di lavoro per un valore pari a 153 miliardi di dollari. In molti gridano già allo scandolo in quanto questa nuova prassi, che presto potrebbe essere condivisa da molte altre aziende, puzza di discriminazione. D'altra parte però le imprese si difendono con i numeri: la spesa media infatti in termini di assicurazione per ogni lavoratore è pari a 12.136 dollari all'anno.  La taglia... - L'esempio quindi potrebbe diventare velocemente norma: già sei ditte su dieci starebbero meditando il cambiamento, anche se non mancano le polemiche: "Innumerevoli compagnie da una parte all'altra del Paese hanno già cominciato a penalizzare i dipendenti sovrappeso e malsani" ha proclamato il Wall Street Journal. La carriera lavorativa, e in primis l'assunzione, da oggi in poi potrebbero quindi dipendere non solo da attitudini e capacità ma anche dalla taglia dei pantaloni. Strano se si pensa che ad avere la brillante idea sia stata proprio una società la cui mascotte è un enorme uomo (con tanto di rotoloni di grasso). Il pericolo è che per salvaguardare il budget societario si rischino di attuare direttive discriminanti per l'essere umano, come lo erano state in precedenza quelle legate al sesso femminile e alle minoranze etniche, che darebbero senz'altro adito ad una class action a base di ciccia in esubero.

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