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Pasticciaccio agli OscarLa giuria over 60 non sa votare

Per la prima volta l’Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha concesso ai suoi giurati di votare online. Ma molti non lo sanno fare
di Nicoletta Orlandi Posti domenica 13 gennaio 2013

4' di lettura

di Marianna Baroli La statuetta d’oro per eccellenza sta vivendo una vera e propria crisi di mezza età. Nonostante il fisico statuario scolpito nell’oro, l’Oscar continua imperterrito nel  tentativo di togliere la patina di vecchio e stantio dal suo show. Due anni fa la scelta finì per rivelarsi un buco nell’acqua e dopo la scorsa edizione,  definita dalla critica «tra le più noiose della storia degli Academy Awards», l’Oscar ci riprova e questa volta punta il cambiamento sulla tecnologia.  Per la prima volta nella storia del più ambito premio cinematografico mondiale, l’Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha concesso ai suoi giurati di votare online. La parola d’ordine era una: adattarsi alla nuova tecnologia, sfruttare internet. Sfortunatamente, però, le cose non sono andate così lisce come tutti si aspettavano. L’Ampas, che ha aperto i voti online il 17 dicembre scorso chiudendoli il 3 gennaio, si ritrova infatti anche questa volta a fare i conti con il fantasma del “troppo vecchio” che torna a spaventare e a far tremare gli organizzatori dello show del 2013. Ma non solo. Quest’anno le votazioni natalizie degli Academy potrebbero ricevere la visita di altri due sgraditi fantasmi: quello del presente,  con un server telematico ricco di bug e problemi di connessione, e quello del futuro, con la paura di attacchi da parte di Anonymous e il rischio hacker.  Il cambiamento e la svolta online era stata annunciata lo scorso settembre e aveva immediatamente fatto storcere il naso ai puristi del voto: «È troppo, troppo presto», era stata la reazione generale dei votanti. Il motivo è semplice: l’età media dei candidati al voto, pari a 62 anni, è tutt’altro che avvezza ad aprirsi al cambiamento tecnologico. Ben il 54% dei membri chiamati a selezionare il «miglior film dell’anno» è infatti sopra i 54 anni e molti di loro non possiedono nemmeno un pc. Superati i problemi di accensione del computer e del riconoscimento di un mouse, poi, si apre uno scoglio che per alcuni diventa davvero insormontabile: la registrazione e il login al sito web creato per raccogliere i voti. Ogni membro chiamato a esprimere la propria preferenza è stato infatti chiamato a effettuare una registrazione (nome utente, password, codice di autenticazione) che, nella maggioranza dei casi non è mai andata a buon termine. «Hollywood non sa aspettare», afferma un votante. «Per questo motivo quest’anno non esprimerò la mia preferenza. Online? È troppo difficile». A lanciare l’allarme, per primi, i giornalisti dell’Hollywood Reporter he hanno dichiarato come la svolta tecnologica rischierà di “uccidere” le nomination. Per entrare nel ballottaggio di «miglior film dell’anno», infatti, ogni film necessita di almeno il 5% di voti Ampas. Una percentuale che, visti i problemi sperimentati con il voto online, rischia di non essere raggiunta e di tagliare dalla rosa dei nominati alla statuetta film come The Master di Paul Thomas Anderson ma anche Django Unchained di Quentin Tarantino.   E se qualcuno facesse il furbo? La paura c’è. «Se riescono a rubare i dati del governo, figuriamoci cosa potrebbero fare con i nostri voti». Nei corridoi dell’Ampas si avverte il pericolo, e il rischio Anonymous in agguato ha spinto molti dei votanti a chiudere i propri  pc, a  rinunciare al voto e a gustarsi l’attesa senza alcun peso. «Non è di certo la Fort Knox del web» si legge tra i commenti. «Sicuramente gli hacker avrebbero minori problemi d’accesso, il piatto è troppo ricco per non approfittarne almeno un po’».  Le attesissime nomination arriveranno solo il 10 di gennaio. Pochi giorni ancora e l’America dovrà fare i conti con la rosa definitiva di film in gara.  Tra i nomi spiccano Les Miserables di Tom Hooper, Silver Linings Playbook di David O. Russell e Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow. Ma i grandi favoriti a vincere la statuetta come miglior pellicola, saranno Lincoln di Steven Spielberg e Argo di Ben Affleck. Ancora una volta una sfida tra la tradizione della regia e un nuovo arrivato dietro la macchina da presa. Già due anni fa, durante l’83° edizione del premio, lo scontro fu tra il titano The King's Speech e la spiazzante novità di The Social Network. Un tentativo di togliere un po’ di noia da uno show a volte lungo e petulante fallito a causa dell’età dei votanti. Sebbene The Social Network rimanga infatti, ancora oggi, tra le sceneggiature più seguite e amate dal pubblico, con la vittoria di The King's Speech gli Oscar rimasero chiusi, ancora una volta, in quella gabbia dorata voluta e costruita  da una “vecchia Hollywood” troppo legata alla sua tradizione.  Nuovo contro vecchio. Uno scontro all’ombra della statuetta dorata più ambita dalla cinematografia mondiale che, anche questa volta fallisce nell’impresa di sfuggire alle regole della tradizione per tuffarsi a pieno titolo nel ventunesimo secolo.

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