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Vittorio Feltri e il fallimento degli Usa: "Ridate un Saddam all'Iraq e tutto si sistemerà"

di Vittorio Feltri mercoledì 31 agosto 2022

Vittorio Feltri

2' di lettura

Lo so che la politica estera non appassiona molto i lettori. Ma in alcuni casi vale comunque raccontare, sia pure per sommi capi, ciò che avviene nel mondo. In questi giorni, per esempio, in Iraq è scoppiata una rivolta interna di cui si capisce poco, si sa soltanto che i cittadini si ammazzano disinvoltamente tra loro. Segnalo che in quel misero Paese venti anni orsono comandava un certo Saddam Hussein che, con tutti i suoi difetti, era in grado di governare in modo tale che la Nazione non aveva disordini. Poi si è diffusa la voce, peraltro falsa, che il dittatore disponesse di armi di distruzioni di massa, e allora gli americani si sono messi sul piede di guerra. E hanno compiuto una invasione armata che ha posto in ginocchio lo Stato con il pretesto assurdo di esportarvi la democrazia.

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I giustizieri statunitensi, tanto per inaugurare alla grande un regime di tipo occidentale, oggi diremmo "atlantico", provvidero ad arrestare il leader mediorientale, per poi condannarlo a morte mediante impiccagione. Uno schifo documentato da un filmato mostrato alle genti del globo terracqueo. Considerato ciò che sta accadendo ora in Iraq, mi pare che la democrazia a stelle e strisce non funzioni granché bene. A occhio e croce, se gli americani si fossero occupati degli affari loro anziché di quelli degli iracheni, le cose sarebbero andate un filo meglio. Tuttavia essi, i cowboy, sono fatti così: quando prudono loro le mani, in nome della democrazia (come se l'avessero inventata loro), cominciano a menarle sul primo che capita. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: l'Iraq oggi è una macelleria a cielo aperto. Ridateci Saddam. Un altro episodio tragico merita di essere rammentato. Nessuno ha dimenticato le Torri Gemelle, un attentato senza precedenti. Ovviamente gli americani, subita la strage, hanno pensato bene di vendicarsi e hanno intrapreso la caccia a Bin Laden, ritenuto l'organizzatore della tragedia. Erano convinti che costui fosse fuggito in Afghanistan, pertanto piombarono su questo disgraziato Paese a forte densità islamica.

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Alle operazioni belliche partecipò anche l'esercito italiano e vari soldati nostri connazionali ci lasciarono la pelle. Peccato che Bin Laden fosse in Pakistan, eppure Kabul venne dominata dagli yankee per la bellezza di venti anni, nella speranza di trasformare il regime religioso in una democrazia. Obiettivo fallito tanto che recentemente Biden, presidente degli USA, ha disposto il ritiro delle truppe riconoscendo di fatto il flop della missione. Naturalmente quello narrato in questo articolo è solamente un brandello di storia. Agli americani casualmente è perfino capitato di realizzare del bene in Europa, Italia compresa, allorché era dominata dai nazisti. Vennero qui e ci liberarono, con l'aiuto decisivo degli inglesi, da Hitler e dalla sua banda. Meritano gratitudine. Sentimento che nei loro confronti non nutrono i giapponesi avendo ricevuto in testa due bombe atomiche che provocarono migliaia di vittime. Adesso gli americani si impicciano nel conflitto Ucraina-Russia, e i risultati finora non sembrano meravigliosi. 

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