Il caso

Covid, comanda il regime: pure l’Oms si inchina alle bugie della Cina

Carlo Nicolato

Ci risiamo, sembra di essere tornati all'inizio della pandemia quando per la verità l'Oms non la credeva ancora tale, e sosteneva con leggerezza che i controlli agli aeroporti erano di fatto inutili e così pure l'utilizzo delle mascherine. Ricordate i nostri esponenti di sinistra che brindavano allegramente con i cinesi portatori sani di spot antidiscriminatori a buon mercato, anziché di virus letali? Ora che dopo tre anni la stessa Cina, dove il virus non è mai stato combattuto con efficacia, ha deciso di riaprire verso l'estero, quindi verso anche i nostri aeroporti, rispunta la stessa Oms, il cui capo è sempre l'etiope Ghebreyesus, che ci spiega ancora che non bisogna discriminare nessuno, «che bisogna trattare tutti con rispetto». Lo ha scritto su Twitter Hans Kluge, pezzo grosso belga dell'Organizzazione, aggiungendo che «quando si considera la reintroduzione e l'implementazione delle misure di screening dei viaggi i Paesi dovrebbero attingere alle lezioni del passato».

 

 

 

MEMORIA CORTA

L’Oms evidentemente dal passato non ha attinto nulla, neanche uno scampolo di buon senso, e continua a commettere gli stessi errori che hanno come comun denominatore sempre uno, sempre lo stesso: l’asservimento alla Cina. Anche in questo caso infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha brillato perla sua assenza nel fornire dati, certezze o dare istruzioni. Sarebbe stato compito suo infatti quello di assicurarsi che la situazione dei contagi in Cina non fosse a rischio dal momento che il governo di tale Paese decide di aprire ai viaggi all’estero. Dovrebbe essere sempre la stessa Organizzazione a dare indicazioni sul tipo di mutazione diffusa in Cina e non noi a scoprirlo tramite i tamponi fatti doverosamente all’aeroporto. E ancora, avrebbe dovuto proprio essere l’Oms a dire se fosse il caso di reintrodurre i controlli negli scali senza pensare a chissà quali discriminazioni politiche, di nazionalità, di razza o quoziente di intelligenza. E dire che era statala stessa organizzazione a consigliare a Pechino l'eliminazione della politica 0-Covid, sostenendo che in ogni caso il virus si stava comunque diffondendo, nonostante le tenaci restrizioni. Il direttore delle emergenze dell'OMS, Mike Ryan si era limitato a invitare Pechino a vaccinare di più la popolazione.

L'Oms come sempre in questi tre anni è intervenuta in ritardo, a sproposito, e con una totale ignoranza della situazione specifica, come se lo facesse da un altro pianeta. D'altronde non è colpa anche dei silenzi complici della stessa se il Covid si è diffuso nel mondo? Non era mica l'organizzazione di Ghebreyesus ad aver scientemente ignorato gli allarmi lanciati a fine 2019 da Taiwan, che guardacaso dell'Oms non fa parte in ossequio a Pechino?

 

 

 

RITARDO

Qualche giorno dopo, il 14 gennaio 2020, Ghebreyesus scriveva ancora su Twitter che non c'erano prove che il virus potesse trasmettersi da uomo a uomo. Su indicazioni della Cina peraltro l'Oms ha continuato a sostenere tale teoria, quella del virus trasmesso da un pipistrello al mercato di Wuhan, escludendo inizialmente a priori quella secondo cui invece potesse essere "sfuggito" in modo accidentale da una provetta del famoso laboratorio della stessa città. Salvo poi ricredersi un paio d'anni dopo, probabilmente su pressione della Casa Bianca nel frattempo passata dalla guida di Trump a quella Biden. Fintanto che Pechino non ha di nuovo rimescolato le carte rifiutando ulteriori indagini e accusando a sua volta l'Oms di malafede.