Tempo per un bilancio

Russia, Rampini sulle sanzioni: "Un anno dopo nessuna Apocalisse. Anzi..."

A quasi un anno dal via alle sanzioni contro la Russia come sta messa l'economia dei Paesi coinvolti? Quello che in molti avevano previsto, una sorta di Apocalisse, non c'è stato. Le sanzioni imposte dall'Occidente dopo l'invasione dell'Ucraina non hanno generato nessuna catastrofe. Lo ha spiegato Federico Rampini sul Corriere della Sera. Nella sua analisi, l'editorialista ha spiegato che un dato spicca su tutti: l’exploit delle esportazioni italiane in questi dodici mesi che dovevano essere rovinati dall’impatto delle sanzioni: "L’export del made in Italy ha conosciuto un rialzo del 20% nel 2022". Una spiegazione a questo successo arriva dall'Istat, che sottolinea il forte incremento negli acquisti di prodotti italiani da parte degli Stati Uniti. Si parla di un aumento del 22,5%.

 

 

 

Come mai le previsioni su una crisi senza fine non si sono avverate? Per Rampini è necessario partire da un dato di fatto: "La Russia — proprio per l’incapacità di Putin di modernizzarla — ha un’economia minuscola: pesa un quattordicesimo di quella americana, non si classifica tra le prime dieci economie del pianeta". Dunque, sarebbe stato difficile immaginare che la perdita del mercato russo potesse tradursi in qualche modo in una catastrofe. Ciò che è successo in Italia, invece, spiega benissimo come "i nostri mercati di gran lunga più importanti sono e resteranno sempre dislocati sull’asse atlantico, situati nell’Unione europea e nel Nordamerica", ha sottolineato l'esperto di politica estera.

 

 

 

Da ridimensionare, a detta di Rampini, anche il costo dei nostri aiuti all’Ucraina: "Come ha osservato lo storico inglese dell’economia Adam Tooze, chi sta facendo di più in assoluto per sostenere l’Ucraina, cioè gli Stati Uniti, ha speso finora lo 0,2% del suo Pil per fornire assistenza economica, umanitaria e militare a Kiev. Tutti gli altri hanno fatto molto meno". La maggior parte delle risorse in Italia è andata alle politiche necessarie a ridurre l’impatto del caroenergia su famiglie e imprese. L'editorialista del Corsera, infine, ha definito "inesistente" la spesa aggiuntiva per le armi: "Abbiamo attinto ai nostri arsenali, peraltro molto sottili".