La risposta di Budapest

Ilaria Salis, il portavoce di Orban: "Reato grave, misure adeguate"

L'Ungheria sembra non voler cedere di un centimetro sul caso di Ilaria Salis, l'italiana detenuta da quasi un anno in carcere a Budapest e due giorni fa trascinata in tribunale in catene. Anzi, Zoltan Kovacs portavoce del premier ungherese Viktor Orban, su X ha definito il polverone politico suscitato da quelle immagini un "attacco orchestrato e di sinistra volto a distruggere le buone relazioni politiche tra Ungheria e Italia".

"La credibilità di Ilaria Salis è altamente discutibile, come dimostrano, tra l'altro, le false dichiarazioni da lei rilasciate circa la sua istruzione, la sua situazione familiare e le sue relazioni personali, rivelatesi poi false", ha aggiunto il portavoce di Orban. La Salis, insegnante di 39 anni e attivista antifascista con un passato in gruppi anarchici, rischia una condanna fino a 24 anni di carcere per l'accusa di aver partecipato all'aggressione in strada a Budapest di due esponenti di estrema destra.

La cittadina italiana, sottolinea ancora Kovacs, è accusata di "reati gravi" ed è per questo che "le misure adottate nei suoi confronti sono adeguate". "I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria sia a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell'accusa e del reato commesso". Il modo in cui la cittadina italiana è stata portata in tribunale a Budapest "non è disumano, proprio no. E' stata presa sul serio a causa della gravità del crimine di cui è accusata". Inoltre, ha aggiunto il portavoce di Orban, "le condizioni di detenzione della sospettata rispettano tutti gli standard della Ue".

Proprio a questo riguardo, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha avviato un'interlocuzione formale con l'omologa Autorità di garanzia ungherese (Commissario per i diritti fondamentali), riguardo al caso della Salis, al fine di monitorare congiuntamente le sue condizioni di privazione della libertà personale e tutelare i suoi diritti fondamentali. Contestualmente, sono stati altresì informati i competenti organi del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea, anche in base al Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Per ogni attività di competenza, il Garante nazionale ha parimenti avviato una proficua interlocuzione istituzionale con il Ministero della Giustizia italiano informandolo degli atti compiuti anche in sede europea.