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Vicherat e moglie a processo per "violenze domestiche": il caso che sconvolge la Francia

Mauro Zanon
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Quando nel novembre 2021 assunse la direzione di “Sciences Po”, la scuola -fornace delle élite francesi, Mathias Vicherat disse subito che la lotta contro le violenze sessuali e sessiste era la sua «priorità assoluta».

Ieri, a poco più di due annidi distanza dal suo primo discorso al vertice del prestigioso istituto parigino, ha annunciato le sue dimissioni, dopo essere stato rinviato a giudizio per violenze coniugali. «Ho appreso che io e la mia ex compagna siamo stati deferiti al tribunale correzionale (...). Per preservare l’istituzione, ho deciso di dimettermi dalle mie funzioni di direttore dell’Institut d’études politiques de Paris e di amministratore della Fondation nationale des sciences politiques», ha scritto Vicherat in messaggio inviato alla comunità educativa di “Sciences Po”. In accordo con il ministro dell’Università, «nei prossimi giorni sarà nominata un’amministrazione provvisoria (...) fino alla nomina di un nuovo direttore», ha fatto sapere la direzione di “Sciences Po Paris”.

 

 

 

L’ormai ex direttore della superscuola di rue Saint-Guillame, dove ha insegnato anche l’ex premier italiano Enrico Letta, e la sua ex compagna, si sono accusati reciprocamente di violenze domestiche e lo scorso dicembre sono stati posti per una notte in custodia cautelare prima di essere rilasciati. Dopo quell’episodio, gli studenti di “Sciences Po” organizzarono una protesta davanti all’istituto chiedendo le dimissioni immediate di Vicherat, e scrissero sul muro: «Un aggressore alla guida di Sciences Po».

Secondo alcuni osservatori, Vicherat avrebbe scelto questo momento per dimettersi anche per non dover occuparsi degli ultimi disordini interni. Martedì un anfiteatro della scuola, Émile Boutmy, è stato occupato da decine di studenti pro palestinesi che hanno gridato slogan contro Israele e hanno impedito a una studentessa ebrea di entrare nell’aula additandola come «sionista» (il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha giudicato «inqualificabili» le frasi rivolte alla studentessa).

 

 

 

Inoltre, l’anfiteatro è stato ribattezzato “Gaza” dagli studenti, e sulle porte d’ingresso sono state appese delle kefiah palestinesi. Prima di Vicherat, altri direttori sono stati travolti dagli scandali. Il suo predecessore, Frédéric Mion era stato costretto a dimettersi nel febbraio del 2021 per aver coperto le accuse di incesto che coinvolgevano il politologo Olivier Duhamel (era presidente della Fondation nationale des sciences politiques, che finanzia “Sciences Po”). E anche prima di Mion, un altro direttore conquistò le prime pagine dei giornali più per i suoi eccessi che per il suo lavoro da boss di “Sciences Po”: Richard Descoings, habitué delle notti mondane nei bar gay del Marais, ritrovato morto a soli 53 anni in una camera dell’Hotel Michelangelo di New York in circostanze misteriose (la sua vita sopra le righe è stata oggetto di un libro, Richie, scritto dalla giornalista Raphaëlle Bacqué). Alcuni, a Parigi, ora la chiamano «la maledizione di Sciences Po».

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