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Sapir Cohen, "i miei 55 giorni di orrori nelle mani di Hamas"

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Se li vedi in volto e li senti parlare, gli ostaggi del 7 ottobre liberati dopo la prigionia e ospiti ieri della comunità ebraica milanese, capisci che anche chi ha avuto la vita risparmiata dall’odio islamico non è passato indenne da quella prova.

Si può perfino sorridere, come fa Sapir Cohen, una giovane israeliana di 29 anni, accompagnata dai rabbini Igal e Avraham Hazan, mentre racconta il suo rapimento durato 55 giorni. Del resto dimenticare di aver vissuto una tragedia di quelle proporzioni è umanamente impossibile. Allora devi condividerla, così diventa storia e memoria collettiva. E' l’unico modo per distinguere le vittime dai carnefici. Ma devi stringere i denti per far sì che il coraggio prevalga sull’emozione e la speranza per coloro che da più di cinque mesi sono ancora nelle mani dei terroristi non si spenga. Quel giorno maledetto sono state uccise circa 1.200 persone, per la maggior parte civili atrocemente torturati e smembrati, e altri 253, fra i quali molte donne e bambini anche in tenera età, sono stati sequestrati. 


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