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Vladimir Putin e la minaccia islamica: la mappa del terrore all'ombra del Cremlino

Maurizio Stefanini
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Il 24 settembre 1999 Putin disse dei terroristi jihadisti «li staneremo ad uno ad uno e li affogheremo nei cessi». Dal 29 febbraio al 2 marzo scorsi Putin ha invitato Hamas e Jihad Islamica, protagonisti del pogrom del 7 ottobre, a prendere parte a una conferenza intrapalestinese a Mosca. Nella giornata di venerdì la Russia assieme alla Cina ha posto il veto alla richiesta Usa in Consiglio di Sicurezza di collegare il cessate il fuoco a Gaza con il rilascio degli ostaggi. In serata un commando jihadista ha fatto strage a Mosca.

La Russia ha la più grande popolazione islamica in Europa. Secondo il Dipartimento di Stato, nel 2017 i musulmani russi erano 14 milioni, pari a circa il 10% della popolazione. Ma uno dei Gran Mufti di Russia nel 2018 ha elevato la cifra a 25 milioni. La legge riconosce l'islam come una delle “religioni tradizionali” assieme a cristianesimo ortodosso, ebraismo e buddhismo, il culto islamico è sussidiato dallo Stato, la Russia ha uno status presso la Conferenza Islamica. L'islam russo è però collegato a minoranze etniche che sono state spesso sia oppresse, sia ribelli. Benché l'islam russo sia poi al 90% sunnita la Russia sta con un asse sciita imperniato su Iran, Hezbollah, regime di Assad e Huthi yemeniti, che in chiave anti-Israele è alleato al sunnita Hamas, ma che più spesso si è scontrato con i jihadisti sunniti, in particare l’Isis. E l’Isis si scontra poi con la Russia anche nel Sahel, dove la Wagner è stata chiamata da vari regimi spesso militari insidiati dai jihadisti.

 

La Repubblica dell'Inguscezia è l'unità amministrativa russa dove la popolazione islamica è più forte: il 96%. L'Inguscezia è stata appunto indicata come possibile luogo di provenienza degli ultimi attentatori. Il 21 luglio del 2007 vi iniziò una insorgenza che era largamente dovuta al contagio ceceno, ma a metà del 2009 era diventata la più virulenta del Caucaso del Nord, per poi calmarsi dal 2015.

In Cecenia la popolazione musulmana è lievemente inferiore (95%), ma dopo essere stati vittime di una deportazione staliniana i ceceni furono protagonisti di una prima grande rivolta anti-russa post-sovietica a partire dalla dichiarazione di indipendenza della Repubblica Cecena di Ichkeria. Dopo almeno 9.000 morti il 31 agosto 1996 il conflitto si concluse con la vittoria cecena, e il riconoscimento di una indipendenza di fatto. Ma l’afflusso di volontari jihadisti stranieri portò a una radicalizzazione, con la proclamazione di una repubblica islamica, da cui gruppi jihadisti attaccarono il Dagestan, mentre avvenivano gli attentati terroristici nelle città russe di Bujnaksk, Mosca e Volgodonsk, dei quali il governo russo accusò i ribelli ceceni, e che Livtinenko attribuì invece a una provocazione di Putin apposta per avere il pretesto di riconquistare la Cecenia.

 

Il primo maggio 2000 l'indipendenza cecena ebbe termine con la caduta di Grozny, ma la lotta continuò con modalità di guerriglia e terrorismo, e il 31 ottobre 2007 l'ex presidente dell’Ichkeria Dokka Umarov si è proclamato emiro del nuovo Emirato del Caucaso.

Terza regione islamica della Russia è il Dagestan, con l'83% di musumani. Il 7 agosto 1999, la Brigata islamica internazionale di mantenimento della pace , un gruppo islamico ceceno guidato dai signori della guerra Shamil Basayev, Ibn Al-Khattab e Ramzan Akhmadov, lanciò un'invasione militare del Daghestan, a sostegno dei ribelli separatisti della Shura con l'obiettivo di creare uno “Stato islamico indipendente del Daghestan”. Gli invasori furono sostenuti da parte della popolazione locale ma furono respinti dall'esercito russo e dai gruppi paramilitari locali. A settembre 2022 il Daghestan è diventato il centro delle proteste del Caucaso settentrionale contro la mobilitazione per la guerra in Ucraina. Dopo il 7 ottobre è stato teatro di attacchi antisemiti.

Quarta regione islamica della Russia è la Cabardino-Balcaria, con il 70.40% di musulmani. È stata investita dalla attività dell'Isis quando dopo il 2017 ha provati a prendere il post dell'Emirato del Caucaso, e il 24 gennaio 2019 ci fu l'attacco a un posto di polizia.

Quinta regione islamica della Russia è la Karacaj-Circassia, con il 64,20% di musulmani. Nl giugno 2019 agenti del Fsb hanno arrestato dodici jihadisti del gruppo al-Takfir wal-Hijra attivi tra Mosca e la Circassia e due finanziatori. Sesta e settima regioni islamiche della Russia sono la Baschiria, con il 54,30% di musulmani, e il Tatarstan, con il 53,80%. Possono essere messe assieme perché solo di baschiri e tatari è stato composti Junud al-Makhdi: un gruppo jhadista che ha combattutto in Siria assieme agli anti-Assad, e contro russi e loro alleati. Il Tatarstan in effetti dal 1990 al 1994 si era incamminato su un processo indipendentista simile a quello ceceno, ma poi raggiunse un compromesso con Mosca basato sulla gestione autonoma delle risorse petrolifere. Il movimento riprese nel 2008, ma fu represso, e nel 2017 il Tatarstan è stata l'ultima regione russa a perdere la sua autonomia speciale.

In Baschiria a gennaio ci sono state grandi proteste, spinte però da ragioni ambientali e dalla leva piuttosto che dalla religione. Su questo potenziale di protesta già presente ha cercato di far leva l'Isis, in particolare dopo l'intervento nel giugno 2016 di Russia, Iran e Hezbollah in aiuto del presidente Bashar al-Assad. L'attacco a Mosca è arrivato nel quinto anniversario della caduta dello Stato Islamico. E la rivendicazione dell'Isis è arrivata dalla Siria.

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