Spine e strategie

Presidenziali Usa, la sfida Trump-Biden si gioca su aborto e Gaza

Federico Punzi

Se l’aborto è un tema scivoloso per Donald Trump, Israele e il conflitto a Gaza sono materia esplosiva per il presidente Joe Biden

The Donald ha suscitato malumori nei settori più oltranzisti del conservatorismo cristiano per aver criticato la decisione della Corte Suprema dell’Arizona, che ha ritenuto applicabile il divieto quasi totale di aborto in vigore nello stato da 160 anni: «È andata troppo oltre».

Tra gli altri, ha ricevuto gli attacchi del senatore Lindsey Graham e dell’ex vicepresidente Mike Pence. Nelle scorse ore ha quindi chiarito la sua posizione: se rieletto non firmerebbe una messa al bando federale dell’aborto. I singoli stati dovrebbero avere l’ultima parola: «Molti stati avranno un numero di settimane diverso».

Una posizione che deluderà i suoi sostenitori pro-life, ma Trump continua a dimostrare di essere tutt’altro che un dittatore o un estremista. È pragmatico, sa bene che una crociata su un tema così divisivo, anche all’interno della sua stessa base elettorale, può risultare fatale. Sostenere un bando federale aiuterebbe i Democratici a tenere il tema al centro della campagna e rischierebbe di alienargli una fetta consistente di consensi delle donne conservatrici.

 


NIENTE CROCIATE - Lo ha capito benissimo l’attivista e host radiofonico Charlie Kirk, che su X si è così rivolto ai pro-life: «Sono pro-life al 100%. Ho trascorso innumerevoli ore a difendere la posizione pro-life nei campus e nei media. Ma dobbiamo essere anche strategici, la scelta è semplice: se permettete che il voto di novembre diventi un referendum sull’aborto, i fatti suggeriscono che la nostra parte perderà e moriranno più bambini. Se vinciamo, saremo nella posizione di salvare vite umane».

Mentre Trump maneggia con cautela il tema spinoso dell’aborto, l’unico in grado di offuscare il suo netto vantaggio su economia e immigrazione, il presidente Biden sta cercando di limitare i danni su altri fronti. L’inflazione, ovviamente, che è tornata a salire. «Biden ha perso la guerra all’inflazione e sull’economia in generale», è il titolo di un editoriale di Jim Geraghty su National Review. I funzionari dell’amministrazione Biden, i Democratici e gli editorialisti amici «si strappano i capelli», non riuscendo a spiegarsi come mai l’elettorato percepisca così negativamente lo stato dell’economia. «Ma se si guarda nei posti giusti», osserva Geraghty «la frustrazione per l’economia ha perfettamente senso».

Prezzi dei generi alimentari e dei carburanti, nuovi posti di lavoro part-time, debiti per l’auto superiori al valore dell’auto stessa. Gli americani valutano lo stato dell’economia non solo dal tasso di disoccupazione.

Ma spina nel fianco di Biden è soprattutto il conflitto a Gaza, perché sta provocando una sorta di ribellione nella sua stessa base elettorale. Lo conferma un recente sondaggio The Economist/YouGov. 

 

 

«Israele sta commettendo un genocidio ai danni dei palestinesi?» Sì, secondo il 36% degli americani intervistati tra il 6 e il 9 aprile (il 34% pensa di no, ben il 30 non sa). Tra gli elettori registrati i sì e i no sono appaiati al 37%, ma il risultato più significativo emerge se si distinguono gli intervistati per le loro opinioni politiche. Ben il 57% degli elettori orientati a votare Biden, il 63% di chi si definisce liberal, e il 53% degli elettori Dem, pensano che Israele stia commettendo un genocidio.

Tra i potenziali elettori di Trump solo il 15%, mentre il 63% pensa che non sia vero, e in percentuali simili chi si identifica come conservatore o repubblicano.

Sempre più manifesta la radicale ostilità nei confronti di Israele della sinistra Usa, al cui interno non mancano posizioni persino esplicitamente pro-Hamas. Nel tentativo di recuperare i consensi dei vasti settori radicali e antisemiti del suo partito, da settimane il presidente Biden sta quindi cercando di riequilibrare il sostegno militare allo Stato ebraico facendo venir meno il supporto politico, esercitando pressione su Israele perché si fermi, nonostante non sia ancora raggiunto l’obiettivo della distruzione di Hamas.

La Casa Bianca ha espresso esplicitamente la sua contrarietà all’operazione a Rafah (ritenuta necessaria non solo dal “cattivo” Netanyahu ma anche da Benny Gantz) e, ancora più grave, al Consiglio di Sicurezza Onu ha lasciato passare una risoluzione contro Israele, rinunciando ad esercitare il diritto di veto e cedendo a Cina, Russia e Iran. Biden sta condizionando la politica estera Usa alle sue chance di rielezione. «Ha perso totalmente il controllo della situazione», attacca Trump. «Ha completamente abbandonato Israele. È un individuo con un basso QI. Non sa dove si trova o chi sta sostenendo».