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Iran, i contatti in gran segreto con il "Grande Satana" Usa per evitare una nuova guerra

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Una dimostrazione di forza, ma evitando l’escalation militare. Questa era l'intenzione dell'Iran dopo che Israele aveva attaccato l'ambasciata della teocrazia in Siria. Sul governo iraniano si stavano facendo troppo importanti le pressioni dell'ala ultraconservatrice per non reagire all'affronto. E così è partita l'offensiva con gli oltre 200 fra missili e droni verso lo Stato di Israele.

Le tv e i media di Stato hanno mandato in onda le immagini dei cieli israeliani attraversati dai droni Shahed, i missili che sorvolano la Cupola della Roccia, a Gerusalemme per tutta la giornata. Una manifestazione plateale che ha scatenato caroselli di fedelissimi in festa per rendere omaggio ai generali e agli ayatollah. Fermento anche nel cosiddetto asse della Resistenza: dal Libano degli Hezbollah allo Yemen degli Houti, grande soddisfazione per l’operazione “Vera promessa”. 

 

 

Ma i leader iraniani sapevano bene che un'offensiva con pesanti danni contro Israele avrebbe esposto il Paese a una guerra contro lo Stato Ebraico. Per questo, i vertici dello stato islamico hanno voluto limitare l'azione a prova della loro forza militare. Ma non solo: un'offensiva improvvisa che avesse colto di sorpresa Israele avrebbe potuto causare il panico. Per questo, pur di lanciare l'attacco, l'Iran si è rivolto a quello che considera il "Grande Satana": gli Stati Uniti.

Come riferito da Repubblica, il premier iracheno Al Sudani era a Washington ed è stato avvertito 48 ore prima dell’attacco. In questo modo ha avuto la possibilità di informare gli americani della "portata dell’operazione e della tempistica". Anche lo stesso ministro degli Esteri iraniano Abdollahian ha confermato di aver "avvisato i nostri vicini 72 ore prima". Gli Stati Uniti hanno smentito questa versione, confermando l’esistenza di contatti fra i due Paesi, ma smentendo di essere stati avvertiti in anticipo dell'attacco.

 

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