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Israele, "lo scambio tra Rafah e Iran": le condizioni degli Usa

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Gli Stati Uniti avrebbero accettato il piano di Israele relativo all'operazione militare a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, in cambio di un attacco all'Iran limitato, anziché su larga scala, in risposta ai droni e missili lanciati da Teheran nella notte tra il 13 e il 14 aprile contro lo Stato ebraico. 

A riferirlo una fonte egiziana a condizione di anonimato al quotidiano qatariota con sede a Londra Al Araby Al Jadeed. "L'amministrazione statunitense ha accettato il piano precedentemente presentato dal governo israeliano per l'operazione a Rafah, in cambio del rifiuto di lanciare un attacco su larga scala contro l'Iran". Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz, al momento non ci sono tuttavia conferme da Israele. 

Si ritiene che quattro battaglioni di Hamas siano di stanza a Rafah insieme a oltre un milione di civili che si rifugiano in quella zona dopo essere fuggiti dai combattimenti in altre parti della Striscia. Si ritiene che Rafah sia anche il luogo in cui sono nascosti i leader di Hamas, forse insieme agli ostaggi israeliani. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha più volte affermato di aver approvato i piani per un'operazione a Rafah e più recentemente ha affermato che è stata decisa una data per il lancio. 

Uno scenario, quello dell'attacco a Rafah, che l'Unione europea sta cercando però di scongiurare. Secondo Josep Borrell, alto rappresentante Ue per la politica estera, "dove un milione e settecentomila persone sono nelle strade sarebbe una catastrofe umanitaria perché queste persone non avrebbero nessuna possibilità di difendersi. Il presidente Biden e i leader europei sono chiari con Israele, non attaccare Rafah, e bisogna continuare a premere in questa direzione". L'ultima indiscrezione di stampa, insomma, evidenzierebbe una distanza anche tra Washington e Bruxelles.

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