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Francia al voto per il secondo turno: "Ci saranno dei morti", il Paese si blinda

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Più di 30mila poliziotti in tutta la Francia, 5mila solo a Parigi e nella sua regione, l’Île-de-France, per contenere la violenza che i gruppuscoli di estrema sinistra potrebbe scatenare nelle piazze in casa di trionfo del Rassemblement national (Rn). La Francia si blinda per il secondo turno delle elezioni legislative anticipate indette dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, come momento di «chiarificazione» democratica alla luce della vittoria del partito sovranista di Marine Le Pen e Jordan Bardella alle europee. I primi exit poll arriveranno a partire dalle 20 e già in serata si saprà a grandi linee quale sarà l’assetto della futura Assemblea nazionale, anche se per la formazione del governo bisognerà aspettare i prossimi giorni, quando inizieranno le trattative tra i vari gruppi. Le desistenze in funzione anti Rn dei candidati di Ensemble, la coalizione dei partiti che sostiene Macron, e il Nuovo fronte popolare (Nfp), l’ammucchiata delle sinistre, arrivati terzi al primo turno, sono state più di 210. Secondo l’ultimo sondaggio alla vigilia del voto dell’istituto Harris Interactive per Challenges, Rn e i suoi alleati, a partire dal gollista ribelle Éric Ciotti, presidente dei Républicains, potrebbero avere tra i 190 e i 220 deputati dopo il secondo turno: non avrebbero dunque la maggioranza assoluta che permetterebbe a Bardella di diventare primo ministro. Dei due raggruppamenti anti Rn, il Nuovo fronte popolare (Nfp) conquisterebbe tra i 159 e i 183 seggi, mentre Ensemble, raccoglierebbe 110-135 scranni. 

Tuttavia, nonostante questa rilevazione, molti osservatori si chiedono se i francesi, nella cabina elettorale, seguiranno gli appelli di questo fronte repubblicano abborracciato e contronatura tra due coalizioni che, per tre settimane consecutive, si sono insultate a vicenda, e hanno un programma per la Francia pressoché opposto. Secondo la politologa Janine Mossuz-Lavau, nella maggior parte dei casi, le indicazioni di voto dei partiti sono «assolutamente inutili», perché gli elettori votano soprattutto in base alle loro «convinzioni, abitudini e tradizioni», e non in base alle richieste di formare un fronte repubblicano. Per questo motivo, Mossuz-Lavau ritiene che «non sia possibile prevedere le proporzioni» dell’astensionismo in vista del secondo turno di stasera, dopo un primo turno segnato da una forte affluenza (66,71%). Per ora due cose sono certe: l’Assemblea nazionale che uscirà dalle urne, per legge, non potrà in nessun caso essere sciolta prima del 9 giugno 2025, anche se ci saranno nuove elezioni presidenziali. Inoltre, la Francia non può rimanere senza governo in nome del principio della continuità dello Stato.

Nel caso di maggioranza assoluta a Rn (almeno 289 deputati), la salita a Matignon di Bardella sarà automatica. In caso di maggioranza relativa, ma abbondante (attorno ai 270 seggi) per il partito sovranista, Bardella potrebbe andare a cercare l’appoggio di alcuni Républicains indecisi e diventare premier senza temere che il suo governo venga rovesciato da una mozione di censura all’Assemblea.

GLI SCENARI
In caso di maggioranza limitata (250 deputati) o debole (220 deputati), sarebbe tutto più complicato per Rn. Tuttavia, chi suscita maggiori inquietudini, oggi, non è il partito sovranista, ma Nfp guidato dalla gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon. A lanciare l’allarme è la comunità ebraica francese. In un appello pubblicato sul Figaro, sulla scia di quanto già fatto dal cacciatore di nazisti e militante della memoria della Shoah Serge Klarsfeld, centinaia di personalità, tra cui lo storico di confessione ebraica Georges Bensoussan e il politologo Pierre-André Taguieff, hanno invitato gli elettori a «sbarrare» la strada al fronte mélenchonista che costituisce «la prima minaccia per gli ebrei francesi», in ragione dell’antisemitismo endemico della France insoumise di Mélenchon, che dai massacri del 7 ottobre si è sempre rifiutata di bollare Hamas come «organizzazione terroristica», e minimizza i numeri sugli atti antisemiti in Francia, considerandoli un problema «residuale».

«COSE SPIACEVOLI»
Preoccupato per la deriva del suo Paese è anche lo scrittore Michel Houellebecq. In un’intervista al quotidiano spagnolo El País, l’autore di “Sottomissione”, ha manifestato il suo pessimismo perla situazione francese, al punto da prevedere la possibilità di «cose spiacevoli». «Potrebbero esserci dei morti» dopo il secondo turno delle legislative, ha affermato Houellebecq. Rn? «Non sono antisemiti (...). La cosa più probabile è che abbia solo una maggioranza relativa e rinunci ad andare al potere, e così le cose andranno nella normalità. Invece se avranno una maggioranza assoluta ci saranno problemi». Macron che parla di rischio guerra civile? «Ha ragione, ma non dà fiducia. Un presidente della Repubblica dovrebbe dire: “Ho la situazione sotto controllo, andrà tutto bene”. È come un autista che dice che non controlla più il veicolo”.

Venerdì, il quotidiano dell’intellighenzia progressista, Le Monde, che ha passato le ultime tre settimane a demonizzare Rn, è stato accusato di razzismo dall’Associazione dei giornalisti antirazzisti e razzizzati poiché relegherebbe i giornalisti di origini africane a dei ruoli di secondo piano o soltanto alla redazione di articoli per la sezione Afrique. Andò per bastonare e tornò bastonato.

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