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Attentato a Trump, il fallimento della sicurezza colpa del politically correct

di D. Del. martedì 16 luglio 2024

2' di lettura

Il disastro epocale del Secret Service, l’agenzia che negli Stati Uniti che provvede (anzi, dovrebbe provvedere) alla sicurezza del Presidente in carica, degli ex Presidenti, e delle loro famiglie, farà parlare di sé ancora a lungo. Le falle nella bonifica dell’area di Butler e le scene tragicomiche subito dopo l’attentato a Donald Trump (che, in buona sostanza, si è dovuto mettere al sicuro da solo) hanno fatto finire immediatamente sotto accusa il capo dei servizi di sicurezza presidenziali Kimberly Cheatle, che ieri si è difesa: «Gli agenti si sono mossi velocemente. Collaboreremo nelle indagini e sono impegnata a portare a termine la mia missione».

Nominata nel settembre 2022 da Joe Biden, Cheatle ha trascorso oltre vent’anni nella Cia prima di entrare nello staff di PepsiCo col ruolo di Direttore senior della sicurezza globale, dove era responsabile della direzione e dell’implementazione dei protocolli di sicurezza per le strutture dell’azienda in Nord America e lo sviluppo di strategie di valutazione della gestione del rischio e di mitigazione del rischio. Negli ultimi due anni, Cheatle, come sottolineato dal senatore repubblicano del Tennessee Tim Burchett, ha totalmente stravolto i criteri di assunzione del personale da 7800 agenti. Come? Introducento criteri woke. Già in Pepsi, Cheatle aveva sperimentato una nuova policy per vagliare i curricula, chiamata “DEI”, acronimo di diversità, equità e inclusione.

Ne parlò nei stessa in un’intervista alla CBS nel 2023, quando Cheatle affrontò alcuni problemi all’interno dei Servizi Segreti e affermò che la diversità sarebbe stata una priorità fondamentale. Cheatle si impegnò per alzare la quota di donne nell’agenzia almeno al 30% entro il 2030, con deroga alla regola che prevede che gli agenti debbano essere più alti della personalità da proteggere (Trump è 1.90 cm) ma pure all’addestramento fisico, diventato più tollerabile. E, tra gli uomini, abbassare più possibile la rappresentanza di maschi bianchi.

Risultato? Della disfatta di Butler sono diventate virali le immagini di un’agente, donna, non proprio vatussa, che fatica a rimettere la pistola nella fondina dopo averla sfoderata. E, un’altra che, mentre i colleghi proteggevano Trump col loro corpo (incredibile anche l’assenza di ombrello balistico o altri dispositivi di protezione), si nasconde dietro di loro anziché rischiare di prendersi una pallottola al posto del tycoon.

I progressisti, inorriditi da quest’ondata di proteste soprattutto social che ritengono essere misogine e sessiste, continuano a sostenere la legittimità della “DEI”. Fino a che, magari, un team di bodyguard servirà a loro. E in quel caso pur di salvarsi se li sceglierebbero tutti maschi, bianchi, etero e corazzieri.

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donald trump

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