Sempre più all'angolo, il premier spagnolo Pedro Sanchez fa sapere che annuncerà domani “misure forti” contro la corruzione. A renderlo noto è stata oggi, martedì 8 luglio, la portavoce del governo Pilar Alegria, al termine di un Consiglio dei ministri tesissimo dopo la lunga sequela di scandali delle ultime settimane.
“Le misure che Sanchez annuncerà – ha spiegato Alegria – tengono conto delle proposte suggerite dagli alleati dell'esecutivo e di altri gruppi parlamentari”. Il governo, ha poi aggiunto, sta anche mettendo a punto un corso di formazione obbligatorio per tutti gli alti funzionari contro le molestie sessuali, al via da settembre, “con l’obiettivo di evitare che si ripetano episodi come quelli che hanno coinvolto Francisco Salazar”. L’ex collaboratore del premier si è dimesso sabato scorso dopo essere stato accusato di molestie da più donne. Una slavina che non accenna ad arrestarsi.
Ma non è tutto. Nelle ultime ore, la Spagna è stata "spianata" anche dalla Commissione Ue, che ha rimarcato come in Spagna c'è un "alto rischio di corruzione" nei settori degli appalti pubblici, delle infrastrutture e del finanziamento dei partiti politici. Bruxelles ha criticato il fatto che Madrid non abbia ancora redatto una "strategia nazionale anticorruzione" e ha evidenziato come esperti, cittadini e imprese percepiscano il livello di corruzione nel settore pubblico come relativamente elevato.
E ancora, la Commissione europea ha dato il via libera alla quinta richiesta di pagamento della Spagna, pari a 23 miliardi di euro, per il suo Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma ha sospeso l'erogazione di 1,1 miliardi a causa del mancato raggiungimento di due obiettivi previsti, relativi alle riforme fiscali e alla digitalizzazione dei servizi pubblici a livello regionale e locale. La Commissione Ue, insomma, boccia Madrid e blocca oltre 1 miliardo di euro.
Ma ancora una volta non è finita. Soltanto ieri, altri terremoti hanno colpito i socialisti spagnoli e la maggioranza. Il bastione progressista europeo è in evidente difficoltà, stretto tra l’onda lunga di scandali interni e l’irrigidimento degli alleati. Il primo colpo è arrivato da Bruxelles, dove il ministro dell’Economia Carlos Cuerpo ha dovuto rinunciare alla corsa per la presidenza dell’Eurogruppo: “Ritiro la mia candidatura per evitare un voto frammentato”, ha dichiarato. Una scelta che, secondo diverse fonti, è servita ad evitare una sconfitta quasi certa, con l’irlandese Paschal Donohoe pronto a ottenere il suo terzo mandato consecutivo.
Nel frattempo, a Madrid, il clima si è fatto rovente. L’alleato di governo Sumar – formazione di sinistra guidata da Yolanda Díaz – ha alzato il tiro, chiedendo a gran voce l’istituzione di un ufficio anticorruzione come pre-condizione per sostenere pubblicamente le misure che il premier sta per presentare. “I socialisti dovrebbero iniziare ad assumersi la gravità della situazione”, è stato l’affondo lanciato ieri dalla piattaforma, accompagnato da un monito che sa di ultimatum: “Non parlerà a nome del governo”, se le misure non saranno concordate preventivamente. Un messaggio ribadito senza mezzi termini dal ministro della Cultura Ernest Urtasun: “Non aspetteremo il Partito socialista: guideremo la rigenerazione democratica e sociale che questo Paese merita, con tutte le nostre forze”.
Insomma, Pedro Sanchez promette misure straordinarie. Ma la roccaforte o presunta tale si sta sgretolando, sta crollando. E ci si chiede quanto ancora il premier spagnolo possa resistere.