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Macron, la spocchia lo frega ancora: governo e Olimpiadi doppio flop

Sandro Iacometti
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Emmanuel Macron non ama particolarmente gli italiani. Figuriamoci i romani. Ma la sintesi di questi burrascosi 15 giorni di Olimpiadi è tutta in quelle immagini della cerimonia di apertura dei giochi, con i leader e i capi di Stato mondiali, compreso il nostro Sergio Mattarella, costretti a indossare impermeabilini di plastica stile cascata delle Marmore per proteggersi dalla pioggia e lui, il presidente della Repubblica francese, che se ne stava tranquillo sotto la sua tribuna coperta. Della serie «io so io e voi non siete un c...», come insegnava il Marchese del Grillo.

E non era che l’inizio. Poi sono arrivati l’ultima cena queer, le pugilesse iperandrogine, l’escherichia coli nella Senna, i vermi nel cibo degli atleti, il caldo torrido nelle stanze del villaggio Olimpico, le medaglie tarocche che scoloriscono, gli errori arbitrali e, infine, tanto per non farsi mancare nulla, le surreali polemiche sulla fasciosfera e il complottone russo. Di cui farebbe parte chiunque si sia permesso nelle ultime settimane di criticare le decisioni del Comitato olimpico, da Elon Musk a J. K. Rowling fino al biologo di fama mondiale Richard Dawkins, tutti scomunicati (e in alcuni casi perfino censurati sui social) per le loro posizioni considerate eretiche.

 

 

 

LE MEDAGLIE

All’Italia alla fine è andata bene. Chiudiamo con 40 medaglie, eguagliando il record di Tokyo e piazzandoci al 9 posto della classifica, un gradino sopra la Germania. E ci portiamo a casa alcune vittorie storiche, come quella straordinaria ottenuta ieri dalla pallavolo femminile. Un successo immediatamente sporcato dalla sinistra nostrana, che dopo aver sonnecchiato per giorni si avventata sul 3-0 agli Usa sostenendo che è stata «una schiacciata al razzismo di destra».

Resta da capire cosa si porterà a casa Macron. Le gastroenteriti degli atleti intossicati dal fiume parigino passeranno, le querele annunciate da Imane Khelif proseguiranno sottotraccia nei corridoi degli uffici giudiziari, la rabbia dei tifosi (e dei pallanuotisti) del Settebello penalizzato dalle sviste dei giudici di gara sbollirà. Ma il giudizio complessivo su quella che doveva essere un’edizione epocale delle Olimpiadi, quello ci metterà un po’ più di tempo a svanire. Anche perché si tratta del secondo passo falso del titolare dell’Eliseo nel giro di pochi mesi. Ed entrambi sono dovuti non al destino cinico e baro, come diceva Giuseppe Saragat, ma alle sue manie di grandezza e alla sua abitudine di trattare gli altri come faceva Alberto Sordi con il povero carbonaro. Solo che quello era un film per farsi due risate, mentre qui in gioco c’è il futuro dell’Europa e degli equilibri geopolitici mondiali. E c’è poco da ridere.

L’unica tregua che Macron è riuscito ad ottenere con le Olimpiadi, a giudicare dai missili che continuano a fischiare sui cieli dell’Ucraina e in Medio Oriente, è stata infatti quella, a suo vantaggio, sul nuovo governo. Il presidente aveva promesso la nomina di un premier subito dopo i giochi. Ma l'idea di convocare un Consiglio dei ministri già domani è tramontata. Si lascerà passare il Ferragosto, poi probabilmente anche i giorni seguenti, nei quali Macron e la consorte Brigitte saranno in vacanza al Fort de Bregançon, nel Sud della Francia.

I nomi che circolano sono più o meno gli stessi di due settimane fa: Lucie Castets proposta dalla sinistra del Nuovo Fronte Popolare prima delle Olimpiadi, che non piace a Macron; Xavier Bertrand (Républicains), che andrebbe benissimo a destra e centro ma non alla gauche; l’ex premier Bernard Cazeneuve, apprezzato un po’ da tutti ma non al punto di convincere la sinistra ad accettare un uomo della maggioranza presidenziale.

 

 

 

NUOTATORI A RISCHIO

L’escherichia coli nella Senna e il coltello consegnato nelle mani dell’estrema sinistra di Jean-Luc Melenchon, in fondo, sono il frutto di una medesima strategia. Da una parte il narcisismo e la spocchia, dall’altra l’ostinazione di voler restare a galla anche quando tutto sprofonda, fregandosene delle conseguenze. I politici ossessionati dalla fasciosfera, di fronte alle mosse di Macron per sgambettare l’ascesa di Marine Le Pen (elezioni anticipate all’indomani delle Europee e desistenza con l’estrema sinistra nei collegi uninominali), hanno parlato di capolavoro politico. La realtà è che l’operazione, così come le Olimpiadi, si è rivelata un mezzo disastro.

I giochi dovevano celebrare la grandeur francese, l’orgoglio Parigino e si sono trasformati in una bagarre senza precedenti in cui sono volate botte da orbi e si è parlato più dei batteri del fiume e dell’inadeguatezza del villaggio olimpico green (senza aria condizionata), da cui molti atleti sono letteralmente scappati, che delle gare. Lo stop al Front National ha consentito ad un Macron uscito sconfitto dalle Europee di dare la carte a Bruxelles in barba alla volontà popolare, ma allo stesso tempo ha prodotto nel Paese una situazione di ingovernabilità totale. La France Insoumise ha 74 deputati sui 182 ottenuti dal Nuovo fronte popolare (prima coalizione rappresentata in parlamento). E Melenchon non sembra così disposto a farsi da parte. Se Macron si rifiuterà di accettare un premier gradito, ha detto qualche giorno fa a Repubblica, «per lui ci sarà un solo modo democratico per uscire dalla crisi istituzionale: andarsene, per votare di nuovo ed eleggere un suo sostituto, perché la Costituzione non prevede lo scioglimento dell’Assemblea per un altro anno. Se tutti bloccano tutto, la pentola a pressione esploderà».

 

 

 

 

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