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Ed Sheraan, allucinazioni progressiste: la storica canzone di Natale diventa "suprematista"

di Daniele Priori sabato 23 novembre 2024

3' di lettura

Ci mancava solo l’accusa di poverty porn a chi fa beneficenza per l’Africa. A un mese esatto dal Natale 2024 è arrivata anche questa. E a finire nel mirino della ridicola accusa è quanto di più impensabile possa esserci: il brano natalizio e solidale per eccellenza Do they know it’s Christmas che quest’anno compie 40 anni e proprio lunedi 25 novembre, su tutte le piattaforme, uscirà perla quarta volta in una versione nuova e remixata nella quale alle voci dei grandi del passato (tra loro Paul Young, Boy George, George Micheal, Simon Le Bon e Tony Hadley assieme a molti altri, con Bono Vox come solista) si sono aggiunti via via artisti emersi nei decenni successivi. Quest’anno, però, è scoppiata la polemica. E ad animarla è proprio una delle voci che si erano aggiunte all’edizione del trentennale, dieci anni fa, cioè quella di Ed Sheeran. Che, a quanto pare, ha cambiato idea e, se fosse possibile, la sua voce dalla versione 2024 del brano vorrebbe addirittura sottrarla.

«Non mi è stata chiesta l’approvazione per far parte del nuovo singolo per Band Aid 40. Se ne avessi avuto l’opportunità non avrei permesso l’uso della mia voce» ha scritto l’artista in una story su Instagram. La ragione ufficiale sarebbe l’avvicinamento che c’è stato in questi anni tra Sheeran e un altro cantante britannico, di origini ghanesi, il rapper Fuse ODG, che già dieci anni fa aveva negato il proprio consenso e la propria partecipazione all’iniziativa, ritenendola una sommatoria di stereotipi che anziché fare il bene farebbero addirittura il male dell’Africa.n Per chi non l’avesse capito, dunque, adesso pure fare opere di bene verso le popolazioni e i Paesi del Terzo mondo per noi occidentali può diventare sconveniente (almeno secondo i canoni del sempre più severo galateo del politically correct). Perché dietro l’angolo non c’era solo (e c’è ancora) l’accusa di essere sotto sotto un po’ tutti “suprematisti bianchi”, quindi razzisti che (in teoria) dovrebbero essere i cattivi nella narrazione. No. Adesso, improvvisamente, ci accorgiamo che l’accusa di razzismo è pronta ad essere scagliata anche contro chi, sicuramente con le migliori intenzioni, prova a fare qualcosa in prima persona.

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Do they know it’s Christmas, infatti, è proprio uno di quei brani simbolo (tipo We are the world) vocato per un richiamo all’umanità viva e praticata tra gli esseri umani. A maggior ragione in una occasione come il Natale che – come dice proprio il brano – da quelle parti non si respira. Inciso per la prima volta nel 1984 dalla Band Aid, un nutritissimo collettivo di cantanti su ispirazione di Bob Geldolf, si invitava il mondo occidentale, con le sue ricche certezze, a non voltarsi ancora una volta dall’altra parte ma a empatizzare con l’Africa. C’è da giurare che il povero Geldolf, animatore di Band Aid e di molte altre iniziative benefiche della musica internazionale, su tutti i Live Aid, mai avrebbe potuto pensare di sentire il suo nome e il titolo del brano natalizio associato al “complesso del salvatore bianco”, di fatto un suprematista buono, ma pur sempre un suprematista con la voglia di farsi vedere aiutando un’Africa indistintamente presentata quasi come fosse un’unica nazione quando in realtà non è affatto così. Abolita, insomma, persino la pietas e la carità in nome del politicamente corretto, vorremmo capire quale potrebbe essere il prossimo traguardo di questi profeti – diciamolo pure – di idee che potrebbero sfociare in un non meno odioso e pericoloso razzismo al contrario.

Magari abolire anche il Natale (altro che ricordarglielo con una canzone) per non offendere qualche sensibilità? Ora, detta così sembra decontestualizzata, ma Ed Sheeran sicuramente sa che in paesi isolati dal mondo, come l’Afghanistan di nuovo in mano ai talebani, ad essere vietata in quanto ritenuta uno dei primi ostacoli alla loro folle rivoluzione, è stata proprio la musica. E a noi, che talebani non siamo - e men che meno razzisti – piace invece pensare sia ancora possibile cantare la bellezza di un dono. Meglio se indirizzato, in nome dello spirito natalizio (speriamo insopprimibile) verso chi, non solo a Natale, probabilmente non ha mai neppure immaginato cosa siano una festa da celebrare o un regalo da scartare. Nella speranza che anche Ed Sheeran e chi lo ispira ricordino che fra poco sarà davvero ancora Natale. La festa della stella che porta luce e speranza, altro che poverty porn. 

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