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Aleppo, seimila anni di civiltà e un decennio di orrori islamisti

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Maurizio Stefanini
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Proprio a Idlib, ultima roccaforte della rivolta siriana contro Assad, una folla di arabi musulmani scese in strada a fare festa quando si seppe che gli israeliani avevano ucciso il leader di Hezbollah, Nasrallah. Da Idlib è partita l’offensiva che ha visto ieri i ribelli entrare ad Aleppo. Su Idlib si è abbattuto il bombardamento degli aerei russi, che cercano affannosamente di fermare la falla che si sta aprendo.

Immensa è infatti l’importanza non solo strategica ma anche politica e psicologica di Aleppo. Una città di 6000 anni tra il Mar di Levante e il fiume Eufrate che è una delle più antiche del mondo: la cittadella, delimitata da una cinta muraria, è stata inserita tra i patrimoni dell’umanità dall'Unesco nel 1986. Storica “Capitale del Nord” della Siria e seconda città per popolazione del Paese dopo Damasco, distante pochi chilometri dal confine con la Turchia, tra i suoi abitanti ci sono arabi, armeni, curdi, circassi e turchi. Nell’anno 2006 è stata la prima città a fregiarsi del titolo di “capitale culturale del mondo islamico”, ma è anche la terza maggiore città cristiana del mondo arabo dopo Beirut e Il Cairo, e nel suo territorio ci sono quarantuno moschee, tredici zawiye sufi, nove chiese cristiane e una sinagoga. Ma dai 4,6 milioni di abitanti del 2010 era però scesa nel 2022 a 2,1, dopo essere stato uno dei teatri della guerra civile. In particolare, a Aleppo si combattè nel 2016 una battaglia che provocò 31.000 morti, e le valse il soprannome di “Stalingrado della Siria”. Ma già il 12 agosto 2011, pochi mesi dopo lo scoppio delle prime proteste nel resto del Paese, decine di migliaia di manifestanti antigovernativi erano scesi in piazza contro il regime. All'inizio del 2012, le forze governative iniziarono a bombardare la città.

Dopo quattro anni in cui la città era stata uno dei principali fronti di guerra, l’appoggio decisivo degli aerei russi costrinse i ribelli all’evacuazione che fu completata il 22 dicembre; una svolta decisiva in favore di Assad. Alla fine dei combattimenti, circa 500.000 rifugiati tornarono ad Aleppo e nel febbraio 2018 anche i miliziani curdi sgomberarono il quartiere che controllavano, e nel febbraio 2020 le forze governative catturarono le ultime aree controllate dai ribelli nella periferia occidentale. Ma erano state appunto le fanterie di Hezbollah e dei Pasdaran e l'aviazione russa ad assicurare questo risultato. Con Hezbollah messo alle corde da Israele, l’Iran a sua volta distratto e la Russia costretta ad arruolare nord-coreani e yemeniti per reggere la guerra in Ucraina, ad Aleppo si è aperto una falla di cui i ribelli hanno approfittato.

«Le nostre forze hanno iniziato ad entrare nella città di Aleppo», si legge in una dichiarazione della coalizione ribelle di recente formazione, il Comando delle operazioni militari. In precedenza agli anti-Assad avevano dichiarato di aver preso il controllo del Centro di ricerca scientifica militare del governo siriano alla periferia di Aleppo dopo «intensi scontri con le forze del regime e le milizie iraniane». «Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e le fazioni alleate sono riuscite a entrare nella periferia dei quartieri di Al-Hamdaniya e Nuova Aleppo della città di Aleppo», ha dichiarato l'Osservatorio siriano per i diritti umani, aggiungendo poi che i quartieri in mano ai ribelli erano saliti a cinque.

CHI SONO
L’Organizzazione per la Liberazione del Levante - questo il significato di Hayat Tahrir al-Sham – è un gruppo dal profilo non troppo chiaro. Salafita che si è staccato da al-Qaeda, ha combattuto sia contro la stessa al-Qaeda che contro l’Isis. Considerata filo-turca, si è scontrata anche contro altri gruppi filo-turchi, e non è ancora chiaro se Erdogan c'entri qualcosa con questa offensiva. A parte esultare per i colpi israeliani contro Hezbollah, il governo provvisorio di Idlib tiene a far sapere di essere in buoni rapporti con drusi e cristiani, e anche di aver favorito la riapertura di varie chiese. Ma con la precisazione «la Sharia tollera le minoranze religiose», che non è del tutto rassicurante.

L’esercito siriano dice intanto stare respingendo l'offensiva, aggiungendo di aver «ripreso il controllo di alcune posizioni». Ma ci sono voci su Assad a Mosca e relativi “no comment” del Cremlino che sembrano tradire una inquietudine crescente. «Si tratta di un attacco alla sovranità siriana e siamo favorevoli a che le autorità siriane riportino l'ordine nell'area e ripristinino l'ordine costituzionale il prima possibile», è la dichiaazione ufficile del portavoce Dmitry Peskov. Secondo l'Onu, ci sarebbero almeno 27 morti tra i civili in tre giorni, tra cui otto minorenni. I ribelli a parte occupare una cinquantina di centri abitati avrebbero fatto breccia nelle difese di Aleppo dopo avere fatto esplodere due autobombe, e l'Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce che cinque quartieri sono caduti nello loro mani senza incontrare resistenza da parte delle forze governative.

COLLABORARE
Un comandante di Hts ha diffuso un messaggio registrato pubblicato sui social media in cui invita i residenti della città a collaborare con le forze in avanzata. L'agenzia turca Anadolu, che opera da Idlib, ha riferito che gli insorti hanno attaccato con i droni una base aerea militare a sud-est di Aleppo, distrutto un elicottero, sequestrato armi pesanti, depositi e veicoli militari appartenenti alle forze governative.

Le organizzazioni umanitarie danno conto di migliaia di sfollati. I media lealisti accusano i miliziani di avere colpito gli alloggi per studenti dell'università di Aleppo, nel centro della città, uccidendo quattro persone. Le forze armate siriane hanno pure dichiarato che gli insorti stanno violando un accordo del 2019 che prevedeva la de-escalation dei combattimenti nell'area, che per anni è stata l'ultima roccaforte dell'opposizione.

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