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Federico Rampini, la cena con gli anti-Trump: "Tre segnali per capire se torna il fascismo, pronti all'auto-esilio"

domenica 16 marzo 2025

2' di lettura

Già, Donald Trump sta facendo impazzire i suoi detrattori. Non solo in Italia, si pensi alla piazza pro-Europa della vigilia in cui l'unico vero collante era il disprezzo per il presidente americano. Ma anche negli Stati Uniti, dove i democratici e le élite sono terrorizzate dal tycoon. Questo è quanto emerge anche da un illuminante articolo di Federico Rampini, che sul Corriere della Sera racconta le sue esperienze dirette, lui che vive negli States e che ha il via libera per accedere ai salottini dell'intellighenzia progressista locale.

"È il momento di decretare che l’America è diventata una dittatura fascista? Bisogna fare le valigie ed emigrare altrove?", premette nel pezzo pubblicato domenica 16 marzo. Le domande sono quelle che si pongono "intellettuali, artisti, giornalisti e scrittori, gente di spettacolo: l’élite che spesso domina la sfera del discorso pubblico, scrive sui giornali, fa televisione e cinema", spiega Rampini "il tenore delle conversazioni". E ancora, aggiunge: "Sono ambienti che frequento da sempre, anche per contiguità professionale, a New York e in California".

Dunque il racconto, a tratti surreale, di una cena a casa di una donna che appartiene alla comunità ebraica, di sinistra, dunque contro Trump e anche contro Netanyahu. E Rampini riporta le sue parole: "Tra amici abbiamo stabilito i tre criteri-chiave che ci diranno quando abbiamo smesso definitivamente di essere una democrazia, e siamo entrati in un regime fascista. Primo: quando cominceranno ad arrestare i giornalisti. Secondo: quando se la prenderanno con noi ebrei. Terzo: quando si capirà che quelle del 5 novembre sono state le ultime elezioni". Insomma, terrore puro.

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Dunque Rampini scrive di come ha provato ad esprimere i suoi dubbi sulle tre circostanze: già, nonostante i proclama terroristici, la democrazia a stelle e strisce è pià solida che mai. "Ma l’atmosfera delle cene newyorchesi è questa: cupa, pessimista, allarmata", aggiunge.

Ma non è finita. Perché, spiega sempre Rampini, oltre a "i tre segnali" vi è un secondo tema di discussione ricorrente nei salottini delle élite: l'auto-eslio. "Molti intellettuali che incontro nelle serate newyorchesi parlano di lasciare il loro Paese e trasferirsi all’estero (definitivamente, o almeno fino al 'ritorno della democrazia'). Alcuni hanno già piani precisi, date e luoghi. Fra le destinazioni favorite di questo esodo c’è proprio il nostro Paese", conclude Rampini. Già, gli anti-Trump stanno impazzendo...

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