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L'asse Parigi-Berlino in declino inesorabile

Fumata nera, fumata bianca, Merz è caduto, no si è rialzato, achtung! Ecco servito il disastro tedesco
di Mario Sechi mercoledì 7 maggio 2025

2' di lettura

Fumata nera, fumata bianca, Merz è caduto, no si è rialzato, achtung! Ecco servito il disastro tedesco. La grande Germania è in panne più che mai, non era mai successo nella storia che il cancelliere non beccasse la fiducia al primo colpo, ma abbiamo visto anche questo e in fondo non deve sorprenderci, la caduta di Berlino viene da lontano, ieri è arrivato solo il picco sismografico di una crisi profonda. Il paese spaccato in due, con l’Est che vota Alternative für Deutschland e l’Ovest che crede (per ora) nella Cdu, ma con uno scetticismo di fondo che aveva già accompagnato la fallimentare avventura dei socialdemocratici di Olaf Scholz.

Le cronache parlano di “Europa che tira un sospiro di sollievo”. Di grazia, per che cosa? Il cancelliere è un’anatra zoppa, il governo parte nel peggiore dei modi, declassato e con un orizzonte di potenziali conflitti interni tra i centristi e la sinistra, c’è poco da rallegrarsi e molto invece di cui preoccuparsi. In questo scenario di rovine fumanti, Emmanuel Macron si è distinto ancora una volta nell’essere extraterrestre, “Le President” ha detto che ora il motore franco -tedesco può ripartire per il bene della Germania, della Francia e di tutti gli altri Paesi europei. Si tratta di una prospettiva a dir poco nefasta, visto che i guai di oggi sono frutto della miopia di Berlino e Parigi ieri. In un quadro polverizzato, la stabilità del governo italiano è un investimento sicuro, non a caso viene sottolineato dal più importante banchiere italiano, Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa.

Illuse dai risultati delle elezioni canadesi e australiane alcune teste lucide della sinistra hanno cominciato a dire che il ciclo trumpiano era finito, ma è bastato il voto in Romania per tornare sulla terra, è sufficiente leggere i sondaggi sui consensi delle destre in Francia e Germania per capire che nel Vecchio Continente il vento soffia a destra, così come nell’isola d’Inghilterra, dove Reform Uk, guidato da Nigel Farage sta davanti a tutti e promette di cambiare per sempre la mappa politica del Regno Unito. È finita un’era, in Europa Meloni ha un ruolo centrale, Berlino e Parigi sono in declino, Merz è un cancelliere dimezzato, Macron è un presidente senza maggioranza, Pedro Sánchez in Spagna non sa neppure tenere accesa la luce, tutte le strade portano a Roma e i destini dell’Europa oggi sono in gran parte nelle mani dell’Italia. È un cambio di scena epocale e non basteranno quattro articolesse degli opinionisti che non ne azzeccano mai una (Kamala è in testa!) a cambiare il corso della storia: vince Trump, vince Meloni, vince Milei, vince chi presenta agli elettori un programma di discontinuità rispetto al passato. Non ce lo chiede l’Europa, lo vota il popolo.

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