Dopo il successo delle trattative iniziali fra Stati Uniti e Cina sui dazi, che, con l'accordo raggiunto a Ginevra ridurranno per 90 giorni le reciproche tariffe punitive del 115%, il presidente americano Donald Trump esulta e addita la notizia come monito e sprone per gli stati dell’Unione Europea, affinché vengano a patti con Washington. L’accomodamento con la Cina e il viaggio che il tycoon compirà, fra oggi e venerdì, nelle petrolmonarchie del Golfo Persico sono un segnale all’Europa. «Abbiamo un reset con la Cina», ha esordito Trump prima di assestare la stoccata: «L’Unione Europea è per molti versi più cattiva della Cina. Abbiamo tutte le carte in regola, ma ci trattano in modo molto ingiusto». È sceso nel dettaglio del settore farmaceutico: «L’Unione europea è stata brutale contro le nostre aziende farmaceutiche». Perciò ha firmato un ordine esecutivo che taglierà negli Stati Uniti i prezzi delle medicine da un minimo del 30 a un massimo dell’80%. Ha spiegato: «I prezzi dei farmaci da prescrizione e dei prodotti farmaceutici saranno ridotti, quasi immediatamente. Aumenteranno in tutto il mondo per uniformare e portare giustizia in America. È redistribuzione: l’Europa e il resto del mondo pagheranno un po’ di più e l’America molto meno».
Trump ha presentano il decreto come la reazione al fatto che «sui prezzi dei farmaci l’Unione Europea è stata brutale con gli Stati Uniti, costringendo le grandi aziende farmaceutiche USA a tenere alti i prezzi negli Stati Uniti», per compensare le imposizioni di Bruxelles. Il presidente USA, che già aveva posto come esempio l’accordo daziario raggiunto settimana scorsa col governo britannico di Keir Starmer, in settori come acciaio, alluminio e automobili, ora fa temere agli europei di venir perfino retrocessi commercialmente rispetto alla Cina. Intanto Trump è in arrivo in Arabia Saudita, da dove proseguirà in Qatar, il cui governo gli ha regalato un aereo privato, un Boeing da 400 milioni di dollari, e negli Emirati Arabi Uniti. Scopo del viaggio è espandere gli investimenti in America delle petrolmonarchie, oltre a parlare di geopolitica e vendere armi americane. Per limitarci alla sola Arabia Saudita, si prevede che Trump intenda ottenere dal principe Bin Salman ben mille miliardi di dollari in investimenti sauditi nelle industrie americane, espandendo un precedente impegno per 600 miliardi, mentre le previste nuove vendite di armi USA sono valutate in 100 miliardi in alcuni anni.
Il destreggiarsi di Washington fra grandi partner, accresce il nervosismo in quell'Europa per cui il messaggio di Donald è chiaro: «Il tempo stringe per accordarsi con noi come stanno facendo altri». Ieri il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe ha confermato che l’obbiettivo sarebbe «zero dazi fra UE e USA». Ma ha chiarito che anche un’intesa parziale sarebbe ben accetta. E il ministro delle Finanze tedesco, Lars Klingbeil, ha aggiunto che «la nostra mano resta tesa, vogliamo il dialogo con gli americani». Ma, ammette, «siamo pronti anche allo scenario del no deal».